Signor Presidente la mia azienda ha i giorni contati

Sonia

Signor Presidente la mia azienda ha i giorni contati

sabato 22 Febbraio 2014 - 15:56
Torpè, l'alluvione ha raggiunto i 3 metri e mezzo  (foto, S. Novellu - Cronache Nuoresi)

Torpè, l’alluvione ha raggiunto i 3 metri e mezzo (foto, S. Novellu – Cronache Nuoresi)

Da facebook l’appello di un imprenditrice coraggiosa

Curiosando sul più famoso socialnetwork, ci ha colpiti l’appello di un’ imprenditrice della Baronia, la quale, è stata danneggiata come tanti altri, dall’alluvione del 18 novembre scorso e rischia di chiudere un attività aperta nel 2007 e portata avanti con tanti sacrifici.

Il popolo di facebook sta condividendo massicciamente la sua straziante e allo stesso tempo coraggiosa lettera rivolta  al neo Presidente della Regione, Francesco Pigliaru affinché “Cleopatra ” non vinca due volte.

Noi, essendo una giovane impresa e tenendo al nostro territorio, vogliamo lottare con lei e con tutti quelli che credono in una Sardegna che si deve risollevare dal fango in tutti i sensi.

Pubblichiamo integralmente il testo, con la speranza, che il messaggio arrivi al Palazzo Regionale.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Sonia Meloni

«Buona sera  Sig. Presidente, sono Loredana Podda, intanto le faccio i migliori auguri per il suo nuovo incarico. So che ha bisogno di tempo per dare inizio al suo mandato e la prego di scusarmi se le scrivo in questo momento così delicato, purtroppo la mia attività ha i giorni contati e anche un solo giorno può essere fatale.

Sono passati più di 6 anni da quando, insieme a mio marito, abbiamo deciso di avviare un’attività in proprio. Avevamo pochissimi mezzi, ma una fortissima voglia di metterci in gioco e la certezza assoluta che il buon servizio alla fine, viene sempre riconosciuto e premiato.

Abbiamo aperto alla fine del 2007  ad Onifai, un piccolo paese della bassa Baronia, investendo tutto nella nostra attività, c’erano i sogni di una vita. Poi, un maledetto giorno, una all’alluvione ci porta via tutto: tutto finisce sotto il fango provocato dallo spaventoso ciclone Cleopatra, la bomba d’acqua che ha investito la Sardegna uccidendo 16 persone.

Dopo soli 6 anni, quindi, ci troviamo a fare i conti con ingenti danni alle scorte ed alle attrezzature per centinaia di migliaia di euro. Il nostro magazzino è stato totalmente invaso dal fango. Aprire quella porta, dopo che il livello dell’acqua era sceso, è stato devastante.

Io per prima ho pensato che ci sarebbero voluti anni prima di rivedere tutto apposto e funzionante. Invece dopo qualche giorno abbiamo ridato vita ad un pachiderma morto. Una ditta come la nostra, tra i costi vivi e il mancato guadagno, se resta chiusa anche solo 10 giorni può placidamente fallire. La speranza si era riaccesa nel rivedere l’attività viva, “fortemente ferita ma viva

Ora però dopo 3 mesi le nostre aspettative iniziano ad affievolirsi, i danni sono un macigno enorme che pesa soltanto sulle nostre spalle.  I fornitori hanno posticipato i pagamenti ma le scadenze si avvicinano e nessuna risposta arriva né dalla Regione né dagli Istituti di Credito.

Voglio dire a Lei e agli uomini che abitano le stanze del potere: è vero, i soldi non ci sono, l’economia è totalmente in ginocchio e forse (anzi, molto probabilmente) le istituzioni non ci daranno mai i finanziamenti necessari per ripristinare i danni. E allora quale sarebbe la soluzione per non chiudere definitivamente la nostra attività? Quantomeno non fateci pagare tasse e contributi, concedeteci un accesso al credito agevolato, solo in questo modo potremo ricostruire da soli la nostra azienda. Dateci la possibilità di continuare a lavorare…. di continuare a vivere!

INOLTRE

NON CI SENTIAMO PIU’ SICURI, è necessario mettere in sicurezza tutto, quell’argine ci fa paura. Dopo mesi convulsi in cui ogni energia è stata spesa per salvare il salvabile, ci guardiamo in faccia per chiederci cosa fare del nostro futuro, se, come e con quali fondi ricostruirlo. Non restano soltanto i segni del fango a ricordare quei giorni terribili: quello che non riusciamo a cancellare è il dubbio che l’alluvione possa ripetersi, addirittura con conseguenze peggiori. Ed è proprio questo il tarlo che rode le speranze per un domani migliore.

Spero vivamente in un suo positivo riscontro».

Cordiali saluti

Loredana Podda

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