NUORO – In una provincia già segnata da una cronica carenza di servizi sanitari, il diritto alla salute sembra scontrarsi anche con il calendario delle festività. La denuncia arriva da Roberta Chessa, che segnala un grave disservizio per un parente stretto con disabilità: l’impossibilità di accedere a un esame radiologico urgente a causa della chiusura simultanea dei principali centri diagnostici convenzionati della città.
Nonostante l’impegnativa medica richiedesse un accertamento in tempi brevi, la ricerca di un appuntamento si è fermata davanti a una serie di serrande abbassate. Tutti i principali presidi privati che operano in regime di convenzione con la ASL risultano infatti chiusi per ferie, con la ripresa delle attività fissata solo per il 7 gennaio.
“È ammissibile che in un capoluogo di provincia il servizio di diagnostica convenzionato si fermi completamente per due settimane?” si chiede Roberta Chessa. “Parliamo di un cittadino fragile, una persona con disabilità per la quale l’attesa non è solo un disagio, ma un rischio. È legale che la ASL permetta una tale interruzione di pubblico servizio senza imporre un coordinamento che garantisca almeno un presidio territoriale attivo?”
La questione sollevata mette a nudo una falla nel sistema di gestione delle convenzioni sanitarie nel nuorese. Sebbene si tratti di strutture private, l’accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe comportare l’obbligo di garantire la continuità assistenziale, specialmente per le prestazioni urgenti. La chiusura “in blocco” delle strutture territoriali finisce inevitabilmente per intasare il Pronto Soccorso dell’ospedale San Francesco, già sotto pressione, costringendo i pazienti a ore di attesa o a rinunciare alle cure.
“La salute non va in vacanza e le urgenze non aspettano il rientro dalle ferie”, conclude Roberta Chessa, chiedendo un intervento chiarificatore da parte della Direzione Generale della ASL 3 di Nuoro. Il caso riaccende i riflettori sulla necessità di una programmazione che metta al centro i bisogni dei pazienti più deboli, troppo spesso lasciati soli davanti a un cartello appeso a una porta chiusa.
