Quando Grazia Deledda scriveva in musica: il sodalizio con Priamo Gallisay

Salvatore

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Quando Grazia Deledda scriveva in musica: il sodalizio con Priamo Gallisay

di Michele Pintore
mercoledì 24 Dicembre 2025 - 04:58
Quando Grazia Deledda scriveva in musica: il sodalizio con Priamo Gallisay

Priamo Gallisai e Grazia Deledda

Nella Nuoro del 1895 nasceva Mattinata di marzo, romanza da camera nata dall’amicizia tra la futura Premio Nobel Grazia Deledda e il compositore barbaricino Priamo Gallisai


“Mattinata di Marzo”, riproposto per la prima volta in pubblico dopo il ritrovamento a Ozieri (dove nel 1930 morì Gallisai) nel dicembre del 2001, interpretato dal soprano Anna Maria Pittalis, accompagnata dal pianista Cristian Cherchi

Esiste un filo sottile e armonioso che lega la letteratura deleddiana alla grande musica da camera di fine Ottocento. È la storia di una collaborazione artistica nata tra le strade di Nuoro nella primavera del 1895, ovvero 130 anni norsono, quando una giovanissima Grazia Deledda, allora ventiquattrenne, inviò i versi della sua poesia Mattinata di marzo al concittadino Priamo Gallisay (1853–1930), affinché li traducesse in note.

La lettera di Deledda a Gallisai

La lettera di Deledda a Gallisai

IL CARTEGGIO E LA NASCITA DELL’OPERA – «Egregio maestro Gallisay, posso inviarle una mia poesia per essere messa in musica da lei?». Questo l’approccio verosimile tra i due artisti. Di certo c’è la data del 2 marzo 1895, quando la scrittrice spedì il manoscritto al musicista, che allora risiedeva a Ozieri. La poesia, un inno all’aurora e ai “sogni dell’amor“, divenne rapidamente una romanza per canto e pianoforte. L’impazienza della Deledda traspare dalle lettere successive, in cui sollecitava l’amico a inviare lo spartito finito a Roma. Grazie al prestigio della scrittrice, il brano fu pubblicato con successo sulla rivista La Vita Italiana il 25 aprile dello stesso anno.

Manoscritto di Mattinata di Marzo, di G.Daledda

Manoscritto di Mattinata di Marzo, di G.Daledda

UN’AMICIZIA PROFICUA – Il legame tra i due non si esaurì con quel primo successo. La Deledda continuò a sostenere la carriera di Gallisay, introducendolo presso importanti editori milanesi come Cecilio Vallardi. Sotto il consiglio dell’amica, il musicista compose diversi brani su versi del poeta tedesco Heinrich Heine. A testimonianza della stima profonda, nel 1900, in occasione delle nozze della scrittrice con Palmiro Madesani, Gallisay le dedicò la sua Serenata al convento, firmandola ufficialmente «All’illustre signora Grazia Deledda Madesani».

Lo spartito di Mattinata di Marzo

UN TESORO DIMENTICATO – Per decenni, questa collaborazione rimase chiusa negli archivi. Solo nell’aprile del 1992, grazie alle ricerche dello scrivente, il brano e il relativo carteggio sono stati recuperati presso l’archivio privato della famiglia Gallisay a Como. Oggi questi documenti sono custoditi dall’ISRE di Nuoro, garantendo la conservazione di un tassello fondamentale della storia culturale sarda. Esperti e docenti dei conservatori di Sassari e Firenze concordano nel definire la musica di Gallisay come un esempio eccellente di “musica da salotto” italiana. La sua scrittura vocale, come sottolineato dal tenore Leonardo De Lisi, affonda le radici nella tradizione belcantistica del secondo ottocento, con melodie accattivanti e forme brevi che si incastrano perfettamente nella “viva poesia” della Deledda.

Mattinata di marzo

Io sorgo con le allodole all’aurora

e vo pei campi, ne la fresca e pura

mattinata di marzo; la pianura

dei notturni profumi olezza ancora;

oh, dei miei sogni qualche cosa odora

dei rinascenti pascoli tra i fior?

Le perle de la notte rugiadosa

riscintillan sul manto fiorito;

solca il cristallo cerulo, infinito,

de l’orizzonte, un filo color rosa;

dei miei sogni non è la luminosa

scia corrente pei mari alti del ciel?

O miei sogni! Io vi cerco per la via

verde dei campi o su pei ciel gaj;

sempre cercati e non trovati mai,

ove siete, in qual viva poesia?

Io son la Fede, io son la Fantasia,

ma i dolci sogni miei trovar non so!

Sol se il trillo del passero m’invita

tra le siepi dei margini a sostare,

a te pensando, o amato mio, mi pare

che in ogni giunco, in ogni margherita,

brillin, come rugiada de la vita

i più bei sogni, i sogni de l’amor.

Ma, come il roseo fil che si scolora

ne l’orizzonte, tu lontano sei,

tanto lontano, o fior dei sogni miei,

oltre quei cieli ed altri cieli ancora!

Invano io sorgo ne la fresca aurora,

invano il nome tuo gridando io vo.

Grazia Deledda Nuoro, 2 marzo 1895

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