Nuoro ha accolto ieri Gad Lerner per la presentazione di “Ebrei in guerra”. Tra riflessioni sull’identità e critiche al sovranismo, il giornalista ha trasformato il dialogo con il rabbino Di Segni in una lezione civile
Nuoro torna a essere luogo di confronto culturale e civile ospitando il giornalista Gad Lerner in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Ebrei in guerra, dialogo tra un rabbino e un dissidente scritto insieme al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Un incontro partecipato e intenso, che ha riportato al centro del dibattito pubblico temi complessi e controversi come il conflitto israelo-palestinese, il ruolo delle religioni, il fanatismo identitario e la crisi del dialogo nel mondo contemporaneo.
L’incontro, tenutosi ieri pomeriggio nell’audiotorium della biblioteca Sebastiano Satta, è stato introdotto da Fabrizio Mureddu, che ha ricordato il legame umano e professionale con alcuni dei protagonisti dell’incontro, sottolineando come l’evento rappresenti un “continuum culturale” rispetto a un impegno condiviso sul terreno dei diritti umani e della responsabilità civile. A portare i saluti istituzionali è stata l’assessora alla Cultura Natascia Di Murtas, che ha ribadito l’importanza del ruolo delle istituzioni nel promuovere spazi di dibattito aperto: «Crediamo nel confronto, anche quando è scomodo. Temi come la guerra, i diritti umani e le identità collettive non possono essere elusi». Il dialogo con l’autore, invece, è stato condotto da Cristina Carta, docente di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Perugia, e da Marco Calaresu, docente associato di Scienza politica e Relazioni internazionali all’Università di Sassari. Carta ha ricordato il percorso condiviso negli anni a Nuoro sulle tematiche dei diritti umani, mentre Calaresu ha inquadrato il libro nel contesto più ampio delle relazioni internazionali e dei conflitti globali.

Marco Calaresu, Gad Lerner e Cristina Carta
NON SI PUÒ TACERE IL DISSENSO – Nel suo intervento, Lerner ha raccontato la genesi del libro. Tutto ha avuto origine da un episodio di esclusione culturale e da un confronto privato con il rabbino capo di Roma, che in seguito ha proposto di rendere pubblico quello scambio. Da qui è nato un dialogo intenso e spesso duro, ma sempre basato sull’idea che il dissenso non debba essere taciuto. «Ebrei in guerra – ha spiegato Lerner – significa anche ebrei divisi al loro interno». Secondo l’autore, la guerra in Medio Oriente ha aperto una frattura profonda nel mondo ebraico, tra chi sostiene senza riserve le scelte del governo israeliano e chi, invece, ne critica apertamente le responsabilità politiche e morali.

L’incontro con Il giornalista Gad Lerner alla Satta
IL NUOVO ANTISEMITISMO – Lerner ha affrontato anche il tema dell’antisemitismo, sottolineando la difficoltà di distinguere tra critica legittima allo Stato di Israele e odio verso gli ebrei. Ha raccontato come, negli ultimi anni, si siano moltiplicati episodi di violenza e di ostilità, spesso accompagnati da reazioni che tendono a giustificare o minimizzare gli attacchi, creando un clima sempre più teso. Calaresu ha collegato questa situazione a un fenomeno più ampio, osservando come Israele sia diventato, negli ultimi anni, un punto di riferimento simbolico per molte destre nazionaliste. Un cambiamento che ha segnato la rottura con una parte della sinistra, che in passato vedeva nello Stato di Israele un’esperienza democratica e progressista. Carta ha, invece, richiamato l’attenzione sul rifiuto crescente del diritto internazionale e delle istituzioni multilaterali, come l’ONU e l’Unione Europea, da parte dei movimenti sovranisti. In questo contesto, ha spiegato, il conflitto israelo-palestinese non è un caso isolato, ma riflette tensioni che attraversano anche l’Europa e le democrazie occidentali.

Il giornalista Gad Lerner
LA GIORNATA DELLA MEMORIA – Un passaggio importante della serata è stato dedicato al tema della memoria dell’Olocausto degli ebrei, perpetrato “scientificamente” dal nazismo. Lerner ha difeso il valore della Giornata della Memoria, sostenendo che oggi più che mai sia necessario interrogarsi su come si arriva alla disumanizzazione dell’altro. La memoria, ha ricordato, non serve a fare paragoni, ma a capire i meccanismi che portano persone comuni ad accettare o giustificare la violenza.
SOLUZIONI – In chiusura si è parlato di futuro e di possibili soluzioni al conflitto: due popoli e due Stati, uno Stato unico, o modelli ancora da costruire. Nessuna risposta semplice, ma una convinzione condivisa: senza dialogo e senza riconoscimento reciproco delle sofferenze, non può esserci una pace duratura.
