Il ministro Urso ha minacciato il commissariamento per sbloccare lo stallo amministrativo alla RWM ma la Regione Sardegna preferisce non decidere. La senatrice Evangelista denuncia l’ampliamento come “ossimoro” etico e ambientale incompatibile con l’Isola
La vicenda dello stabilimento RWM Italia di Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente, raggiunge un punto di svolta critico, innescando un acceso dibattito tra le esigenze occupazionali e la tutela ambientale e etica del territorio sardo. Lo scontro si acuisce con la scadenza del termine imposto dal TAR Sardegna per la decisione della Regione sull’autorizzazione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ex post per l’ampliamento degli impianti.

Adolfo Urso (foto: Agenzia Fotogramma)
L’INTERVENTO DEL GOVERNO E LO STALLO DELLA REGIONE – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha messo in chiaro la posizione del Governo centrale: in assenza di una decisione della Regione entro il termine stabilito, si interverrà tempestivamente in supplenza per superare uno “stallo amministrativo ormai insostenibile” e garantire l’operatività dell’azienda, considerata strategica per un’area fragile come il Sulcis. L’intervento governativo punta, in caso di mancata delibera regionale, alla nomina di un commissario ad acta per chiudere la procedura.

Alessandra Todde
La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha tuttavia scelto di non portare la delibera in Giunta, facendo sapere che l’istruttoria è incompleta, in particolare per le valutazioni sul dissesto idrogeologico e in ambito sanitario. Questa mancata decisione, seppur giustificata dalla necessità di approfondimenti, porta di fatto al commissariamento. Il Ministro Urso ha parallelamente rassicurato azienda e sindacati sulla stabilizzazione dei lavoratori attuali e la creazione, a regime, di circa 250 nuove unità.

La senatrice Elvira Evangelista (M5s)
EVANGELISTA: UN OSSIMORO BELLICO – Sulla vicenda interviene anche la senatrice Lucia Elvira Evangelista, la quale, superando la mera questione amministrativa, sposta l’attenzione sugli aspetti etico e ambientale: “L’industria bellica in Sardegna è un ossimoro: un paradiso naturale non può essere un cantiere di guerra“. Evangelista sottolinea come l’ampliamento degli impianti sia avvenuto illegittimamente e senza la VIA preventiva, costringendo ora la Giunta regionale a decidere su una sanatoria ex post.
Le preoccupazioni ambientali, condivise anche da una parte politica della Giunta, sono più che legittime. La produzione di armi e munizioni comporta l’uso di sostanze chimiche pericolose (piombo, mercurio, TNT) che minacciano di contaminare suolo, acqua e aria: “Livelli elevati di metalli pesanti – spiega la Senatrice – nelle falde acquifere e nel terreno, con impatto sull’agricoltura, la flora e la fauna (inclusa l’aquila reale). I rischi, poi, si estendono anche ai lavoratori esposti a sostanze tossiche (arsenico, cadmio) e per i residenti dei centri abitati vicini. E gravi sono anche i rischi idrogeologici, oltre a pericoli di incendi ed esplosioni e problemi di smaltimento dei rifiuti pericolosi”.
Evangelista solleva anche il problema etico, ricordando che le armi prodotte a Domusnovas sono vendute anche all’Arabia Saudita e usate in contesti di guerra come lo Yemen contro la popolazione civile, alimentando conflitti e instabilità.
“La cultura arcaica e pacifista della Sardegna – prosegue Evangelista -, il suo forte senso identitario, le tradizioni agropastorali, il mare, la natura che possiamo offrire al mondo non possono convivere con chi vuole costruire armi, uccidere, distruggere. L’auspicio è che si inizi a ripensare fin da ora a come convertire i territori, le fabbriche e l’economia sarda in attività che creino bellezza e non morte, valorizzando l’immenso patrimonio naturale, paesaggistico e archeologico dell’Isola attraverso un turismo ecosostenibile, totalmente incompatibile con una fabbrica di armi. La decisione amministrativa imminente rischia di sanare abusi passati, ma non chiude il dibattito sul futuro che la Sardegna vuole darsi”.
