Galimberti a Nuoro per il premio Deledda: “La tecnica non è più un mezzo ma un mondo” – VIDEO

Salvatore

Per la tua pubblicità su Cronache Nuoresi scrivi una mail a: commerciale@cronachenuoresi.it o chiama il n. +39 324 952 7229

Galimberti a Nuoro per il premio Deledda: “La tecnica non è più un mezzo ma un mondo” – VIDEO

di Salvatore Novellu
domenica 07 Dicembre 2025 - 12:37
Galimberti a Nuoro per il premio Deledda: “La tecnica non è più un mezzo ma un mondo” – VIDEO

Il filosofo Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

“La tecnica non è più uno strumento nelle mani dell’uomo ma un mondo, e dire il vero è atto sovversivo”


NUORO – È stato conferito nel tardo pomeriggio di giovedì, 4 dicembre 2025, il Premio Nazionale Grazia Deledda per la sezione saggistica al filosofo Umberto Galimberti, autore del recente volume Le disavventure della verità.  “Perché in un tempo in cui tutto è rappresentazione, dire il vero è diventato un atto sovversivo”, questa la motivazione espressa dalla giuria, composta da Antonio Di Rosa, Daniela Marcheschi, Giangiacomo Ortu, Simone Pisano e Antonio Rojch, per la scelta dell’opera, che traccia il percorso storico che ha portato il concetto di Verità a trasformarsi alla sua attuale identificazione con l’efficacia e nel risultato funzionale.

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Le disavventure della verità si inserisce in un progetto più ampio del Filosofo-Sociologo: quello della “Pedagogia della cittadinanza critica”, che si pone l’obiettivo di stimolare la necessità di esercitare un maggiore spirito critico, specialmente in un’epoca segnata dall’avanzamento dell’intelligenza artificiale, dove il rischio di appiattimento della verità sull’utilità è massimo.

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Il premio Grazia Deledda è stato consegnato nelle mani di Galimberti dalle mani del giornalista Antonio Rojch e del professor Attilio Mastino, alla presenza del sindaco Emiliano Fenu e dell’assessore alla cultura Natascia Demurtas.

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Premio Grazia Deledda a Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

83 anni, apparentemente schivo e burbero, il Professore è giunto in città a sera inoltrata, accolto da un’aula consiliare gremita di ammiratori entusiasti. Una volta trovata una sistemazione tra i banchi del consiglio comunale, Galimberti è stato un fiume in piena, con Rojch che in più di un’occasione ha tentato invano di far valere il proprio ruolo di moderatore; la sintesi dei suoi interventi è stata radicale e critica verso la contemporaneità. Vari i temi affrontati, molti dei quali suoi cavalli di battaglia, tutti centrati sulla etica greca. In sintesi, Galimberti ripropone il modello greco (etica del limite) come alternativa all’attuale etica occidentale (di derivazione cristiana e, oggi, tecnologica) che, avendo messo l’uomo al centro e avendogli dato il compito di dominare la natura, sta portando alla distruzione.

Cerimonia di premiazione di Galimberti (foto S.Novellu)

Cerimonia di premiazione di Galimberti (foto S.Novellu)

L’UOMO GRECO E LA MORTE – L’uomo greco era consapevole dei propri limiti mortali e li accettava la morte come insuperabili, così come accettava l’idea che la natura fosse indifferente alla condizione umana, e di far parte del ciclo naturale, a differenza dell’etica cristiano-occidentale che si basa sulla centralità dell’uomo, cui Dio ha affidato il dominio sulla natura.
IL COLPO DI GENIO DELL’ETICA CRISTIANA – L’etica cristiana, poi, “con un colpo di genio” ha introdotto il concetto della vita ultraterrena e della salvezza, cancellando così il carattere di insuperabilità alla morte e spostando l’attenzione sull’interiorità e l’intenzionalità della coscienza. E questo è uno dei meriti della cultura cristiana, quello di aver portato umanità, portando l’uomo dallo stato selvaggio a quello “quasi” civile.
IL CRISTIANESIMO E IL TEMPO – Se i greci si orientavano nella realtà sulla base della misura, concependo il tempo come un ciclo, il cristianesimo inserisce il tempo in un disegno; nasce così la storia: non c’è storia se in tempo non è iscritto in un disegno. Ed ecco nascere la speranza: il tempo si divide in passato (il male e l’ignoranza – il peccato originale), il presente (ricerca, redenzione) e il futuro (positivo – il progresso, la salvezza). E a questo proposito ha citato una domanda postagli dall’amico teologo Gianni Baget Bozzo, se l’occidente sarebbe sopravvissuto alla fine del cristianesimo e viceversa, e la risposta è “no, in quanto sono la stessa identica cosa”.
L’ANIMA – L’idea di anima (psyché) nasce nella Grecia di Platone non per una necessità esistenziale, ma per risolvere un problema di conoscenza. Per Platone, la conoscenza oggettiva (il mondo delle Idee, la matematica) non poteva dipendere dalla mutevolezza del corpo e dei sensi. L’anima fu, quindi, “inventata” come l’organo immateriale, stabile ed eterno, deputato alla vera conoscenza. .”Quando per la prima volta (nel 2012) è stata tradotta la bibbia dall’aramaico (tutte le bibbie precedenti era state tradotte dal greco) il termine ebraico nefesh è stato tradotto come ‘anima’, trascinandosi così appresso tutta la cultura greca”. Galimberti sostiene che  la parola ebraica nefesh non ha un corrispettivo esatto nel concetto occidentale di “anima” come entità spirituale separata ma indica la vita nella sua interezza. Secondo lui “il cristianesimo non aveva la più pallida idea dell’anima, il fondamento del cristianesimo si chiama ‘incarnazione’: Dio manda sulla terra il figlio che si incarna, che diventa corpo”; e nei primi secoli il Cristianesimo era la religione del corpo; a differenza delle altre due religioni monoteiste, l’Ebraismo e l’Islam, infatti, le nostre chiese sono piene di immagini, che rappresentano il corpo.
L’ERA DEL DOMINIO DELLA TECNICA – “Produttività, reddittività, velocizzazione del tempo: il tempo della tecnica ha superato la nostra capacità temporale, noi non siamo più all’altezza della velocità che ci impone il tempo, e quindi andiamo in depressione, che un tempo derivava dai sensi di colpa, oggi dal senso di inadeguatezza”. Non è l’uomo a usare la tecnica, ma la tecnica a usare l’uomo. “La tecnica non è uno strumento nelle mani dell’uomo ma un mondo, e il concetto di mondo è un concetto diverso da quello di mezzo.
AMORE E FOLLIA – Galimberti individua la radice del legame tra amore e follia nel modo in cui l’Occidente ha concettualizzato l’amore romantico. La follia è alla base dell’amore: “Io la stessa idea dell’amore di Platone, questo non è un rapporto tra me e te ma tra la parte razionale e la mia parte folle, perché noi siamo curiosi di conoscere la nostra follia, che ci rende tutti uguali, quello che cambia sono solo sfumature. Amiamo l’altro perché ha catturato la nostra parte folle. Se la cosa è reciproca, io posso scendere con la ragione nella mia follia, e uscirne fuori, grazie all’aiuto dell’altro, che mi accompagna in quanto ha già conosciuto la mia follia.

Antonio Rojch e Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Antonio Rojch e Umberto Galimberti (foto S.Novellu)

Ricevuto il premio, a sera inoltrata, Galimberti si è rimesso in viaggio per Cagliari dove il giorno successivo ha tenuto una conferenza a Palazzo Doglio sul tema “Il feticismo del denaro, nell’ambito del Festival LEI (Lettura Emozione Intelligenza).
LE IMMAGINI :

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi