Allarme violenza. Quasi un femminicidio al giorno: legislazione e cultura a confronto

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Allarme violenza. Quasi un femminicidio al giorno: legislazione e cultura a confronto

di Salvatore Novellu
giovedì 20 Novembre 2025 - 10:58
Allarme violenza. Quasi un femminicidio al giorno: legislazione e cultura a confronto

Elvira Lucia Evangelista

Il 25 novembre, Giornata Mondiale per contrastare la violenza sulle donne, riaccende i riflettori su un’emergenza che la sola legge non riesce a fermare. Sulla questione interviene l’ex senatrice Elvira Lucia Evangelista: “È una violazione dei diritti umani”


NUORO – Il 25 novembre ricorre la Giornata Mondiale per contrastare la violenza contro le donne, un appuntamento che, su invito delle Nazioni Unite, vede i governi di tutto il mondo impegnati in iniziative di sensibilizzazione. Tali attività si estendono fino al 10 dicembre, data che segna la Giornata della celebrazione dei diritti umani.

IL PROBLEMA RESTA CULTURALE – La lotta alla violenza di genere, in Italia, è stata segnata da importanti progressi normativi, come sottolinea Elvira Lucia Evangelista, già senatrice della XVII legislatura e prima senatrice della provincia di Nuoro, nonché prima firmataria della norma sul revenge porn (poi confluita nel cosiddetto “Codice Rosso“) e relatrice della stessa legge. «Negare la violenza – afferma – che ogni giorno colpisce le donne per il solo fatto di essere donne è infatti una vera e propria violazione dei diritti umani». Grazie alla legge Codice Rosso del 2019 e al DDL del 2023, le vittime hanno oggi una corsia preferenziale in Procura, i reati cosiddetti ‘spia’ sono puniti più severamente e le misure cautelari sono rafforzate, anche con l’uso massiccio di strumenti elettronici. Un ulteriore passo avanti è stato compiuto con la legge n. 1433 del 2025 che, con un’ampia intesa parlamentare, ha introdotto il reato di femminicidio, sanzionando con l’ergastolo chi cagioni la morte di una donna “in quanto donna”, riconoscendo l’odio o il disprezzo come movente specifico.

Inoltre, è notizia recente l’introduzione da parte del legislatore del concetto di “Consenso libero ed attuale” nella definizione del reato di violenza sessuale, una precisazione fondamentale per affermare che la violenza sessuale sussiste anche in assenza di condotta violenta, se manca il consenso della vittima.

LA STRAGE NON SI FERMA – Nonostante l’inasprimento delle pene, la violenza non accenna a diminuire: i dati registrano un numero di femminicidi in continua crescita, con quasi un caso al giorno. Questo tragico bilancio, secondo l’ex senatrice Evangelista, conferma che il nodo cruciale «è e resta culturale».

La radice del problema è il rifiuto, frutto di una cultura arcaica, che la donna possa essere autonoma, libera, realizzata e felice.
«L’amore è concepito come possesso dell’altra persona, per cui un rifiuto o la separazione scatenano comportamenti liberticidi da parte di alcuni uomini – spiega Evangelista, rievocando le riflessioni contenute nel suo pamphlet I diritti delle donne spiegati ai giovani».
Il patriarcato, sistema sociale dominante in Italia fino al 1975 (anno della Riforma del diritto di famiglia), ha lasciato una pesante eredità di disuguaglianza di genere che, sebbene superata a livello legale, persiste negli stereotipi e nelle abitudini quotidiane. Ne sono prova la retribuzione inferiore delle donne, il carico quasi esclusivo della cura familiare e la scarsità di servizi per l’infanzia.

EDUCAZIONE AL RISPETTO – Per superare questa disparità e fermare la violenza «occorre lavorare ancora molto». La soluzione, secondo Evangelista, risiede nella diffusione della cultura del rispetto, l’unica vera arma di prevenzione. «Educare richiede un approccio multidisciplinare da parte dello stato, della scuola, delle famiglie e delle forze dell’ordine» sottolinea. Un primo e fondamentale passo è l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole. Ciò significa insegnare a ragazze e ragazzi la gestione delle emozioni e la costruzione di relazioni sane, basate su rispetto e gentilezza. Il suggerimento è di includere in ogni programma scolastico un’ora settimanale di «Lezione al rispetto della dignità delle persone e quindi della parità di genere». Solo con un intervento educativo strutturale sarà possibile prevenire efficacemente la violenza domestica e di genere.

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