Sentenza storica a Nuoro: segnalare posti di blocco su WhatsApp non è reato

Salvatore

Per la tua pubblicità su Cronache Nuoresi scrivi una mail a: commerciale@cronachenuoresi.it o chiama il n. +39 324 952 7229

Sentenza storica a Nuoro: segnalare posti di blocco su WhatsApp non è reato

di Sonia Meloni
mercoledì 12 Novembre 2025 - 04:00
Sentenza storica a Nuoro: segnalare posti di blocco su WhatsApp non è reato

Nuoro, un posto di blocco della Polizia (foto S.Novellu)

Il giudice assolve. L’avvocato vince: segnalare i posti di blocco non è reato


NUORO – Si è concluso ieri con un’assoluzione il processo che vedeva sul banco degli imputati una giovane originaria di un paese limitrofo al capoluogo, accusata di interruzione di pubblico servizio. L’accusa, sostenuta dal Pubblico Ministero, era nata dalla sua partecipazione a una chat su WhatsApp in cui venivano segnalati in tempo reale i posti di controllo di Polizia e Carabinieri lungo le strade dell’Isola. Il caso ha sollevato un dibattito significativo sui limiti della comunicazione privata e l’uso dei social network.

LA TESI DELL’ACCUSA E LA DIFESA VINCENTE  – Secondo la Procura l’attività di segnalazione coordinata all’interno della chat avrebbe ostacolato l’azione delle forze dell’ordine, configurando di fatto un blocco dell’efficacia dei controlli e, di conseguenza, un’interruzione di pubblico servizio. Per questo, il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna dell’imputata.

L'avvocato Giuseppe Puztu

L’avvocato Giuseppe Puztu

La linea difensiva sostenuta dall’avvocato Giuseppe Putzu ha invece puntato sull’assoluzione piena. L’avvocato Puztu ha sostenuto che il fatto non sussiste, argomentando che la semplice condivisione di informazioni, per quanto attinente a controlli stradali, non costituisce un reato in grado di paralizzare o interrompere un servizio essenziale dello Stato.

LA SENTENZA DEL GIUDICE – Dopo aver ascoltato le parti, il giudice Giovanni Angelicchio ha accolto in pieno l’argomentazione della difesa. La sentenza finale è stata di assoluzione per la giovane imputata con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione stabilisce un precedente importante, distinguendo l’azione di “sentinella” su chat private, basata sulla libera circolazione di informazioni, dall’effettiva interruzione di un pubblico servizio, che richiede un ostacolo fisico o un’azione di sabotaggio ben più concreta.

Un commento  - mostra commenti

  1. In effetti, i cartelli che avvisano che la strada è sottoposta a controllo elettronico della velocità non dovrebbero esistere allora, perché ostacolerebbero la funzione di controllo

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi