A distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, due episodi distinti hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza delle opere d’arte in Europa, sebbene per ragioni profondamente diverse. Lo scorso 19 ottobre la celebre Galleria d’Apollo del Louvre a Parigi era oggetto di un furto spettacolare, col furto di gioielli napoleonici per un valore stimato di 88 milioni di euro, tra cui preziosi appartenuti all’Imperatrice Eugenia. I ladri erano riusciti a penetrare nel museo e a fuggire con il bottino in meno di otto minuti, salendo con un montacarichi rubato.
Nei giorni scorsi un altro episodio ha tenuto il mondo dell’arte col fiato sospeso: la scomparsa di un quadro di Pablo Picasso, Naturaleza muerta con guitarra (1919), valutato circa 600mila dollari. L’opera era andata data per dispersa durante il trasferimento da Madrid a Granada, in occasione dell’allestimento di una mostra. Le indagini, scattate con l’ombra del furto d’arte, si sono risolte con una vera e propria commedia degli equivoci: il pacco, per un incredibile errore logistico, era stato lasciato nell’androne del palazzo del proprietario e prelevato per sbaglio dalla portinaia che lo aveva scambiato per un normale pacco postale. La donna è stata interrogata dalla Polizia, oltre che per il Picasso anche per il caso Louvre…
Questi due episodi recenti, in Spagna e a Parigi, mettono a nudo la vulnerabilità del patrimonio artistico: se il paradosso è evidente nel caso del Picasso, ritrovato in un banale equivoco da condominio, il furto dei gioielli rappresenta una pericolosa falla nei sistemi di sicurezza interna di uno dei musei più sorvegliati del mondo, nonostante gli ingenti investimenti profusi.
S.Novellu
