Col FAI oltre le sbarre. L’anima nascosta di Mamone: dove la pena incontra il riscatto nel lavoro – VIDEO

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Col FAI oltre le sbarre. L’anima nascosta di Mamone: dove la pena incontra il riscatto nel lavoro – VIDEO

di Salvatore Novellu
domenica 12 Ottobre 2025 - 12:37
Col FAI oltre le sbarre. L’anima nascosta di Mamone: dove la pena incontra il riscatto nel lavoro – VIDEO

La colonia penale di Mamone (foto S.Novellu)

Grazie alla delegazione FAI di Nuoro, per la prima volta, la colonia penale di Mamone apre le porte ai visitatori e si mostra quale modello di riabilitazione unico in Italia


NUORO, 12 ottobre 2025 – C’è un luogo in Sardegna, tra il territorio di Onanì e quello di Bitti, vasto 2.700 ettari e avvolto nel silenzio della natura, dove il concetto di pena incontra quello di riscatto: è la Colonia penale di Mamone. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno, quest’anno, la delegazione di Nuoro ha  scelto di aprire al pubblico una struttura eccezionale e, fino a oggi, inaccessibile. Non si tratta di rovine o di un ex penitenziario ma di un carcere tuttora in attività, che ha già registrato in largo anticipo il tutto esaurito nelle prenotazioni.

Mamone. Giornate FAI d'Autunno (foto S.Novellu)

Mamone. Giornate FAI d’Autunno (foto S.Novellu)

UN VIAGGIO OLTRE IL MURO –  Mamone è un mosaico di paesaggi diversi, che si estende su differenti altitudini, fino a mille metri, un territorio in cui, la “valle della Mazzurca” nidifica ancora l’aquila sarda e che, sorprendentemente, sarà attraversato per un lungo tratto, nelle viscere della terra, dal  progetto Einstein Telescope.

Mamone. Rievocazione dell'antico braccio di isolamento (foto S.Novellu)

Mamone. Rievocazione dell’antico braccio di isolamento (foto S.Novellu)

Ma è la storia della colonia che tocca le corde più profonde. Nata alla fine del 1800 come luogo di lavoro e di espiazione, Mamone è stata ed è tutt’ora un’azienda agricola e pastorale fiorente, che negli anni Quaranta arrivò a essere la quarta azienda agricola di Stato. Qui, il personale viveva con le proprie famiglie in quello che oggi è chiamato “il  villaggio fantasma“, un borgo completo di scuola e ufficio postale, testimone di un tempo in cui la collaborazione era la regola. Saranno proprio coloro che hanno lavorato o che ancora prestano servizio nella struttura a guidare i visitatori tra i resti di questo antico villaggio, riportando in vita storie di vita quotidiana.
Tra le perle della struttura, la cappella intitolata a San Francesco d’Assisi di recente riportata al suo antico splendore e inserita nel circuito del Cammino di Bonaria. Al suo interno si possono ammirare oltre ad alcuni paramenti sacri d’epoca anche il percorso della via crucis, opera ceramica dell’artista sassarese Giuseppe Silecchia (1927-2015). Potranno essere visitate, inoltre, l’antica e affascinante cantina, col suo enorme apparato di botti e strumenti per la vinificazione, oggi in disuso in quanto è stata dismessa la viticoltura, e il padiglione con le vecchie celle di isolamento, che mostrano in tutta la sua crudezza quanto potesse essere dura la vita carceraria in passato.

Mamone. L'antico braccio di isolamento (foto S.Novellu)

Mamone. L’antico braccio di isolamento (foto S.Novellu)

LA PENA COME LAVORO. UN MODELLO DI DIGNITÀ – Sotto la direzione del dottor Vincenzo Lamonaca, che ci ha guidato in una visita esclusiva alle varie parti della struttura, Mamone incarna un modello detentivo in cui la pena viene scontata nel pieno rispetto della dignità umana. I detenuti, in totale 174, trascorrono le loro giornate all’aperto. Non si tratta di semplice detenzione, ma di un vero percorso di riabilitazione e recupero individuale attraverso il lavoro. Sono detenuti-operai impegnati in un’economia sostenibile che produce eccellenze: gestiscono un caseificio, sono pastori e allevatori, apicoltori e olivicoltori, curano i campi ma lavorano nell’officina meccanica, e presto anche in una falegnameria. A Mamone i detenuti hanno la possibilità di seguire anche percorsi di istruzione di primo e secondo livello. L’obiettivo della direzione è chiaro: riabilitare e reintegrare.

Mamone. L'interno della cappella (foto S.Novellu)

Mamone. L’interno della cappella (foto S.Novellu)

L’eccezionale apertura FAI, dunque, non è solo una visita a un sito culturale e naturalistica ma un’opportunità unica di varcare il confine tra “dentro” e “fuori” per comprendere che un modello di giustizia più umano, basato sul lavoro e sul recupero, non è solo un’utopia, ma una realtà concreta e funzionante nel cuore della Sardegna.

LE IMMAGINI DI MAMONE

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