Oliena. La valle di “Lanaitho” diverta il set per le riprese della fiction su Farouk Kassam

Francesco Pirisi

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Oliena. La valle di “Lanaitho” diverta il set per le riprese della fiction su Farouk Kassam

di Francesco Pirisi
martedì 07 Ottobre 2025 - 11:38
Oliena. La valle di “Lanaitho” diverta il set per le riprese della fiction su Farouk Kassam

Il set della fiction su Farouk (foto Pirisi)

OLIENA – Sono iniziate sul Supramonte di Oliena le riprese della fiction tv sul rapimento del piccolo Farouk Kassam, sequestrato in Costa Smeralda nel 1992. Le prime scene sono state girate nei giorni scorsi davanti a “su pinnetu” di Turone, nella valle di “Lanaitho”.
177 giorni. Il rapimento di Farouk Kassam, questo il titolo della fiction; il racconto sarà strutturato in sei episodi e andrà in onda su RAI Uno, in tre prime serate. Dopo la parte iniziale girata in questi giorni in Barbagia, le riprese proseguiranno in Costa Smeralda e in Campania.

Il set della fiction su Farouk

Il set della fiction RAI su Farouk a Oliena

Farouk (7 anni, al tempo) fu sequestrato il 15 gennaio del ’92 da un commando di 4 persone che fecero irruzione nella villa dei genitori a Porto Cervo, dove il padre Fateh gestiva un noto hotel. Il sequestro si concluse l’11 luglio, dopo sei mesi di prigionia trascorsi in un anfratto del Montalbo di Lula. Il bambino fu liberato nel parcheggio dell’ospedale San Francesco, a Nuoro in seguito al pagamento di un riscatto di circa 5 miliardi di lire. La mediazione finale con i fuorilegge sarebbe stata portata avanti dall’ex latitante di Orgosolo, Graziano Mesina, fatto uscire appositamente dal carcere, sotto la copertura di un permesso premio; circostanza tuttavia sempre smentita da magistratura e forze dell’ordine.
Quello del piccolo Farouk fu uno tra i rapimenti più tormentati messi a segno dall’anonima sarda. Durante la prigionia, il bambino (nato a Vancouver, in Canada) subì l’amputazione del lobo dell’orecchio, che aveva lo scopo di fare pressione sulla famiglia e velocizzare così il pagamento del riscatto chiesto dai banditi. Tra i momenti di maggior emozione in quell’anno del rapimento, l’appello della madre, Marion Bleriot, che il giorno di Pasqua, in chiesa a Orgosolo, invocò l’aiuto delle donne del paese, per la liberazione del figlio.

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