Si chiude con un blitz notturno e il silenzio delle telecamere la missione della Sumud Flotilla. L’epilogo è avvenuto a circa 70 miglia dalla costa di Gaza, dove le forze speciali navali israeliane, lo Shayetet 13, hanno messo fine alla navigazione delle navi umanitarie in un’operazione complessa e tesa
IL PUNTO DI NON RITORNO – L’ultima speranza si era spenta con l’ultimo segnale inviato dalla fregata italiana Alpino a 150 miglia dalla meta. Dopo quell’avviso, gli attivisti hanno proseguito il loro viaggio sapendo di essere completamente soli. La traversata verso la zona ad alto rischio è subito precipitata nel buio della notte e dei pericoli. Intorno alle tre del mattino, a 120 miglia dalla costa, sono apparsi i primi segnali dell’IDF. Non un pattugliamento casuale: erano circa 1.200 uomini dello Shayetet 13, autorizzati a operare nonostante la solennità dello Yom Kippur.

Un momento del blitz israeliano
L’AGGRESSIONE INVISIBILE – L’operazione è stata condotta con metodi quasi ‘invisibili’. Prima le imbarcazioni non identificate che si avvicinavano e si allontanavano nel buio, poi l’azione più sofisticata: un vero e proprio attacco informatico che ha disattivato le comunicazioni e i sistemi di navigazione di bordo. Un capitano ha evitato una collisione frontale all’ultimo momento, con la nave da guerra nemica ormai a pochi metri, mentre i suoi strumenti erano in tilt.
Subito dopo l’attacco cyber, i riflettori si sono puntati sulle navi di testa, la Sirius e l’Alma. È stato il segnale del blitz finale: le forze israeliane sono salite a bordo da gommoni e battelli militari, con cannoni e fucili già in posizione. Sull’Alma, tra i fermati, c’era anche Tony La Piccirella, attivista già noto per precedenti missioni.

Un momento del blitz israeliano
IL DESTINO DEGLI ITALIANI – Le immagini dalla Flotilla sono svanite in diretta, con le telecamere che si sono spente una dopo l’altra fino a lasciare lo schermo completamente nero. È così che si è conclusa la resistenza degli attivisti, che non hanno reagito, aspettando l’abbordaggio sul ponte con i giubbotti di salvataggio.
Adesso, l’attenzione si sposta sulla sorte dei fermati. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha subito chiarito la linea diplomatica: tutti gli italiani saranno assistiti, trasferiti nel porto di Ashdod e poi espulsi dal Paese. L’iter, a causa della festività ebraica, richiederà qualche giorno, ma l’obiettivo è un rientro in Europa con un volo dedicato “entro un paio di giorni”.
Intanto, il Ministero della Difesa italiano ha tenuto a precisare che non si è trattato di un attacco, ma di un “blocco”. Resta però l’amaro epilogo per le navi stesse: alcune, purtroppo, sono destinate a finire affondate nei fondali del Mediterraneo, testimoni silenziosi dell’ennesimo tentativo fallito di rompere l’assedio di Gaza.
