La Notte europea dei ricercatori ha varcato l’ingresso dell’istituto penitenziario di Badu ‘e carros nel nome delle transizioni. Transizioni che tutti i carceri italiani aderenti ai poli universitari, videocollegati giovedì mattina in occasione della Notte europea dei ricercatori hanno declinato in maniera diversa. Nuoro ha scelto il tema della transizione musicale facendo incontrare la tradizione del canto a tenore e dell’organetto con le nuove tecnologie. “La parola transizione evoca percorsi, passaggi, cambiamenti e attraverso questi si innova, si sperimenta e si ricerca” sottolinea Mariagela Crabolu, l’assessora alla Progettazione europea a capo dell’ufficio Europe direct da cui dipende il progetto Sharper.
“Nell’ ambito del programma di eventi legati alla Notte europea dei ricercatori, che ha come obiettivo quello di avvicinare la scienza, la tecnologia e la ricerca ai cittadini, è stato particolarmente importante il coinvolgimento e l’ inclusione dei cittadini in stato di reclusione. Ciò che è accaduto a Nuoro, dove il tenore “Murales” di Orgosolo e l’organettista Pierpaolo Vacca hanno eseguito dei canti tradizionali con delle interessantissime sperimentazioni, si è rivelata un’ esperienza davvero forte e significativa” prosegue l’assessora Crabolu che ha partecipato all’iniziativa assieme ai sui colleghi alla Pubblica istruzione e ai Servizi sociali, Domenico Cabula e Adriano Catte.
“È stato un evento particolarmente significativo – sono, invece, le considerazioni della Garante per i detenuti, l’avvocata Giovanna Serra –. I detenuti hanno vissuto un momento di inclusione e condivisione, un evento culturale di arricchimento e conoscenza anche per i messaggi che sono stati trasmessi. Il più importante quello del reinserimento sociale” . Per l’avvocata Serra chi ha commesso degli errori difatti deve essere sostenuto, supportato e non lasciato indietro. “E la presenza degli amministratori del Comune di Nuoro – prosegue a questo riguardo – aveva proprio quel significato: l’inclusione. L’obiettivo è contrastare il fenomeno della periferizzazione degli istituti penitenziari, promuovendo al contrario l’inclusione sociale e culturale dei detenuti, considerati quindi come parte integrante e come risorse della vita della comunità cittadina”.
“In un tempo in cui le carceri sono afflitte da gravi problemi – è la conclusione di Serra – assume importanza fondamentale promuovere e implementare le attività culturali e formative finalizzate allo sviluppo della personalità e al rispetto della dignità individuale”.
