L’assalto silenzioso alla Sardegna: Il 41 bis porta la mafia a Uta e Badu ‘e Carros

Salvatore

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L’assalto silenzioso alla Sardegna: Il 41 bis porta la mafia a Uta e Badu ‘e Carros

lunedì 29 Settembre 2025 - 08:13
L’assalto silenzioso alla Sardegna: Il 41 bis porta la mafia a Uta e Badu ‘e Carros

Nuoro. Il carcere di Badu 'e carros (foto S.Novellu)

La Sardegna si appresta ad accogliere 90 nuovi capimafia, diventando la regione con più detenuti al carcere duro in Italia (182 totali). “Rischio infiltrazioni, riciclaggio e sistema sanitario al collasso”. Dopo Uta, gli occhi sono puntati su Badu ‘e Carros


L’Isola si avvia a diventare il principale polo del carcere duro (41 bis) in Italia. Entro il 2026 è atteso l’arrivo di circa 90 nuovi boss nel braccio di massima sicurezza in fase di completamento a Uta (Cagliari), portando il totale dei detenuti al 41 bis sull’Isola a 182, il numero più alto a livello nazionale. La decisione, ereditata dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e ormai prossima all’attuazione, è stata definita “scellerata” dalle autorità sarde, in testa la presidente della Regione Alessandra Todde, che temono un impatto devastante sul tessuto sociale ed economico.

NUORO – L’IPOTESI BADU ‘E CARROS RIACCENDE I TIMORI – Mentre la sezione di Uta è quasi pronta, l’attenzione si sposta su Nuoro. Recenti sopralluoghi avrebbero interessato il carcere di Badu ‘e Carros, dove attualmente è ristretto un piccolo numero di detenuti al 41 bis. L’ipotesi, seppur non ancora ufficiale, è di destinare anche a Nuoro una parte dei detenuti in arrivo, aggravando la situazione di un carcere già sotto pressione.
La sola prospettiva ha riacceso i riflettori sulla sicurezza, già compromessa dalla spettacolare evasione del boss Marco Raduano da Badu ‘e Carros nel febbraio 2023.

ALLARME INFILTRAZINI MAFIOSEIl rischio maggiore è quello delle infiltrazioni mafiose. La presidente del Tribunale di Sorveglianza, Maria Cristina Ornano, e il Procuratore generale, Luigi Patronaggio, hanno lanciato un allarme drammatico: le famiglie e gli accoliti dei boss si stanno già insediando sul territorio sardo, acquistando immobili e investendo in attività commerciali (turismo e ristorazione) per riciclare ingenti masse di denaro e stare vicino ai congiunti reclusi; le carceri diventano luoghi di incontro dove si creano sodalizi tra criminalità locale e mafie “continentali” (Camorra, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta), facilitando l’esplosione di traffici illeciti, come quello della droga.
Ornano è stata categorica: “Cagliari ed il suo territorio non sono pronti” a fronteggiare l’arrivo di queste “famiglie”, che rischiano di contaminare un tessuto economico considerato “facilmente penetrabile”.

L’AGGRAVIO SUL SISTEMA SANITARIO – L’impatto non è solo criminale ma anche sociale e sanitario. Con 1 detenuto ogni 680 residenti, la Sardegna ha già il tasso più alto d’Italia, e l’arrivo dei boss (spesso anziani e bisognosi di cure) sarebbe un ulteriore aggravio su un sistema sanitario penitenziario cronico per carenza di personale e strutture dedicate.
La spesa per la sanità penitenziaria per un detenuto costa a un sardo cinque volte di più che a un cittadino del Friuli.
Il Consiglio Regionale, con la Garante dei detenuti Irene Testa, ha denunciato il mancato confronto da parte dello Stato, stigmatizzando l’assenza del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) alle audizioni e chiedendo misure urgenti per la tutela dell’ordine pubblico e la sicurezza economica.

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