Cinzia Pinna. Quando il femminicida ruba la scena alla sua vittima: “basta narrazioni tossiche”

Flavia

Per la tua pubblicità su Cronache Nuoresi scrivi una mail a: commerciale@cronachenuoresi.it o chiama il n. +39 324 952 7229

Cinzia Pinna. Quando il femminicida ruba la scena alla sua vittima: “basta narrazioni tossiche”

di Flavia Novellu
venerdì 26 Settembre 2025 - 11:04
Cinzia Pinna. Quando il femminicida ruba la scena alla sua vittima: “basta narrazioni tossiche”

Cinzia Pinna e Emanuele Ragnedda

La tragedia di Cinzia Pinna, la 33enne uccisa in Gallura, non è solo una cronaca nera, ma diventa un campo di battaglia sulla deontologia giornalistica e sulla rappresentazione dei femminicidi. Mentre l’inchiesta si concentra sulla controversa tesi della “legittima difesa” avanzata dal reo confesso, la deputata Daniela Morfino (M5S) denuncia la stampa per aver ridotto la vittima a una figura marginale in favore del profilo “mondano” del suo assassino, polemica che si è scatenata anche sui social.

“Basta alla narrazione tossica e inaccettabile dei femminicidi,” tuona  la deputata ribadendo che la stampa non dovrebbe trasformare alcun femminicidio in una “storia di cronaca mondana” o nel pretesto per narrare il lusso e i privilegi di colui che ha strappato la vita ad una giovane donna innocente. Cinzia Pinna, sottolinea la deputata, era una donna di 33anni, che prima di essere assassinata aveva una vita fatta di affetti e di sogni per il proprio futuro, ed è perciò che merita di essere ricordata con dignità, senza essere eclissata dalla “vita di copertina” del suo carnefice ed essere ridotta a una piccola menzione di poche righe: «non possiamo permettere che la sua memoria venga oscurata dal prestigio sociale di chi l’ha uccisa. Lo Stato e le istituzioni devono stare sempre e solo dalla parte delle donne, non del potere che le schiaccia. Il nome da ricordare oggi e sempre è Cinzia Pinna. È lei che merita spazio, voce e rispetto. Non chi l’ha privata della vita».

LA FIACCOLATA A CASTELSARDO – Per onorare Cinzia, e per urlare ancora una volta il no alla violenza sulle donne, il parroco della cattedrale di Sant’Antonio Abate, don Pietro Denicu, ha organizzato una fiaccolata che ha unito il paese di Castelsardo del ricordo e nella vicinanza ad una famiglia spezzata dal dolore. Anche la sindaca, Maria Lucia Tirotto, ha espresso il suo pensiero sulla tragedia: «Ci sono momenti in cui le parole non bastano, questo è uno di quelli. Il cuore di Castelsardo è unito e come sindaca, ma anche genitore, sento il dovere di esprimere un pensiero comune in questo momento di profonda tristezza».

LE INDAGINI – Parallelamente alla bufera mediatica, l’inchiesta coordinata dal procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e dalla sostituta Noemi Mancini, prosegue con nuovi e delicati sviluppi. Emanuele Ragnedda si trova attualmente recluso presso il carcere di Nuchis, dove è stato condotto in seguito all’interrogatorio che ha portato alla sua confessione. “Ho sparato per difendermi” avrebbe affermato l’uomo nella sua ricostruzione dei fatti, sostenendo di aver ucciso Cinzia Pinna al termine di una lite: lei si sarebbe avvicinata all’uomo con un oggetto in mano, e lui, per paura, avrebbe premuto il grilletto per difendersi. Una versione che è al vaglio del procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, e della sostituta Noemi Mancini, che coordinano le indagini affidate ai carabinieri. Intanto gli specialisti del Ris di Cagliari sono tornati nel casolare di proprietà del reo confesso, dove, in alcune stanze dell’abitazione, hanno rinvenuto con il Luminol diverse tracce di sangue che l’uomo avrebbe tentato di lavare via. È stata inoltre individuata della polvere bianca, presumibilmente cocaina, che è stata sottoposta ai test tossicologici, Lo stesso Ragnedda avrebbe detto durante l’interrogatorio di aver consumato cocaina in quei giorni.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi