Il dibattito sociale sulle nuove sale giochi nei paesi locali

Salvatore

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Il dibattito sociale sulle nuove sale giochi nei paesi locali

giovedì 25 Settembre 2025 - 12:09
Il dibattito sociale sulle nuove sale giochi nei paesi locali

Nei paesi piccoli, quelli dove tutti sanno più o meno tutto, la discussione sulle nuove sale giochi si è fatta rumorosa. Alcuni vedono un’occasione economica, altri storcono il naso e temono ricadute sociali. Spesso convivono entrambe le posizioni. La principale preoccupazione è la dipendenza, ma ci sono anche altri timori legati all’identità dei luoghi, alla convivenza e al tipo di sviluppo che si decide di perseguire. I numeri, che oscillano ma danno un’idea generale, mostrano che in Italia operano circa 4.700 sale specializzate e oltre 33.000 esercizi con offerte integrate. Si genera occupazione, ma contemporaneamente cresce il dubbio sul prezzo da pagare sul piano sociale.

Le preoccupazioni per la salute pubblica

La ludopatia rimane il punto sensibile e il nervo scoperto. Quando si parla di disturbo da gioco d’azzardo, le comunità, specialmente quelle piccole, reagiscono emotivamente. A differenza del casino online, percepito da molti come qualcosa di più “lontano” e sfuggente, le sale fisiche sono ben visibili in strada, rendendo la questione più concreta agli occhi di molti. Alcune ricerche segnalano che la quota di giocatori problematici non è in crescita esponenziale; tuttavia, la vicinanza delle sale fa sembrare il problema più urgente. I sindaci, posti di fronte a genitori e nonni preoccupati, adottano strategie prudenti. L’apertura di una sala vicino a una scuola o a un centro anziani rende la questione ancora più complessa e spesso accende il dibattito.

Il ruolo dei comuni nella regolamentazione

Negli ultimi anni i comuni si sono assunti maggiori responsabilità normative. Alcuni hanno scelto la linea dura con distanze minime dai luoghi sensibili, orari contingentati e limiti basati sul numero di abitanti. Altri, più cauti o con priorità diverse, mantengono regolamenti più permissivi. Il risultato è una frammentazione amministrativa: due paesi vicini possono avere regole opposte. Gli esercenti lamentano disparità e spesso fanno ricorso ai TAR. La Corte costituzionale ha riconosciuto che la tutela della salute giustifica limitazioni territoriali mirate. Questo non risolve tutti i problemi, ma fornisce ai sindaci una base normativa per intervenire, con tutti i margini e i rischi del caso.

Le posizioni degli operatori del settore

Gli operatori del settore sostengono che le sale regolari garantiscono controlli, tracciabilità e contrasto all’illegalità. Offrono occupazione e gettito fiscale, che in molti casi non sono trascurabili. Gli operatori chiedono regole stabili, prevedibili e quanto più possibili uniformi. L’innovazione tecnologica può contribuire, ad esempio con sistemi di autolimitazione, monitoraggio e alert. Tuttavia, senza un quadro normativo chiaro, questi strumenti restano promesse o progetti pilota che difficilmente si affermano.

L’impatto economico sui piccoli centri

In molte realtà la sala giochi rappresenta una delle poche nuove aperture degli ultimi anni. Può significare due, cinque, dieci posti di lavoro, a seconda dei casi; comunque un certo dinamismo: bar vicini, tabacchi, parcheggi più frequentati la sera. Allo stesso tempo però cambia l’atmosfera del paese. È necessario chiedersi chi frequenta questi luoghi e quale immagine trasmettono ai giovani. La questione non è solo morale, ma anche di modello di sviluppo. Alcuni amministratori considerano questa presenza un compromesso accettabile, altri la giudicano un elemento estraneo alla comunità. I punti di vista sono diversi e spesso non coincidono con le divisioni politiche.

Il confronto continua e non si risolve con semplici slogan. Sarà necessario tempo, e probabilmente qualche aggiustamento in corso d’opera, per raggiungere un equilibrio tra libertà d’impresa, tutela della salute e coesione sociale. Soluzioni efficaci potranno emergere solo con regole più chiare, dati affidabili e interventi pensati per le specificità dei territori, senza pretendere che una stessa ricetta sia valida ovunque.

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