Autismo. Il paracetamolo in gravidanza sarebbe un fattore di rischio

Flavia

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Autismo. Il paracetamolo in gravidanza sarebbe un fattore di rischio

lunedì 22 Settembre 2025 - 13:23
Autismo. Il paracetamolo in gravidanza sarebbe un fattore di rischio

La potenziale correlazione tra l’uso di paracetamolo (nome commerciale, Tylenol) in gravidanza e il rischio di autismo è al centro di un acceso dibattito scientifico e sociale. Studi recenti hanno sollevato l’ipotesi che l’assunzione di questo farmaco durante la gestazione possa aumentare la probabilità di una diagnosi di disturbi dello spettro autistico nei bambini.

L’ANNUNCIO DI TRUMP – Un’altra possibile causa, secondo le stesse ricerche, sarebbe un basso livello di folato, una vitamina fondamentale per lo sviluppo del cervello e del midollo spinale del feto. In questo contesto, si sta discutendo anche l’uso dell’acido folinico (leucovorina) come potenziale intervento per attenuare i sintomi dell’autismo.   È stato lo stesso Trump a far trapelare la notizia, annunciandolo dal palco dello stadio di Glendale, durante i funerali di Charlie Kirk.  Il presidente ha dichiarato che questa condizione neurologica è “ormai fuori controllo” e che c’è la necessità di affrontare il tema.

Secondo quanto dichiarato dal Washington Post, il Presidente avrebbe anticipato l’intenzione di comunicare ufficialmente una possibile correlazione tra l’assunzione prenatale di paracetamolo e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico. La comunicazione dovrebbe essere veicolata dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, attualmente diretto da Robert F. Kennedy Jr., il quale già all’inizio di quest’anno aveva promesso che, grazie ai suoi uffici, avrebbe fornito a settembre risposte in merito alle cause dell’autismo.

La comunicazione ufficiale dovrebbe basarsi su una revisione di studi effettuati negli ultimi anni, i quali suggerirebbero che l’assunzione di Tylenol (nome commerciale del paracetamolo) durante la gravidanza aumenterebbe il rischio di diagnosi di autismo nei bambini. Un’altra possibile causa sarebbe secondo tali studi, un basso livello di folato, una vitamina importante per il corretto sviluppo del cervello e della colonna vertebrale del bambino. In merito a tale ipotesi Trump dovrebbe anche parlare dell’acido folinico, noto anche come leucovorina, considerato un potenziale modo per ridurre i sintomi dell’autismo.

IL FRENO DELLE FONTI AUTOREVOLI  – La comunità scientifica si è espressa in merito alla questione, dichiarando che in assenza di dati su larga scala che ne confermino l’efficacia e la sicurezza, si tratta per ora solo di supposizioni. La raccomandazione è quella di utilizzare i farmaci in modo responsabile, seguendo scrupolosamente le linee guida e solo in caso di effettiva necessità. Allo stesso tempo, si sottolinea come la mancata cura di problematiche come una semplice febbre in gravidanza possa portare a complicazioni ben più gravi, come aborti spontanei, per cui non bisognerebbe scoraggiare l’assunzione del farmaco in situazioni che la richiederebbero. Una delle maggiori preoccupazioni del mondo medico è che la comunicazione affrettata di questo tipo di studi possa generare false speranze o indurre comportamenti sanitari scorretti. Per quanto riguarda l’aumento dei casi di autismo, gli esperti sottolineano che non è necessariamente legato a un incremento dei fattori di rischio, ma ad una crescita della divulgazione sull’argomento. Questo ha ridotto lo stigma sociale, portando a una maggiore consapevolezza e, di conseguenza, a un aumento delle diagnosi.

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