Un nuovo rapporto di una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite ha formalmente accusato Israele di aver commesso atti di genocidio nella Striscia di Gaza, riaccendendo il dibattito globale e mettendo sotto pressione le istituzioni legali internazionali. Il documento, pubblicato ieri, 16 settembre, sostiene che Israele ha soddisfatto quattro dei cinque criteri della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Le accuse includono l’uccisione di massa di civili, l’imposizione di condizioni di vita disumane e la generazione di gravi danni fisici e mentali, con l’intento deliberato di distruggere la popolazione palestinese come gruppo. Il rapporto punta il dito anche contro alti funzionari israeliani, compreso il primo ministro Benjamin Netanyahu, accusandoli di “incitamento alla commissione di genocidio”.
La reazione di Israele e le prospettive legali – Il governo israeliano ha respinto in modo categorico le accuse, definendo il rapporto “distorto e falso” e sostenendo che le sue azioni a Gaza sono una legittima difesa contro Hamas.
Le conclusioni della commissione ONU potrebbero avere un peso significativo per il futuro delle indagini legali internazionali:
- Corte Internazionale di Giustizia (CIG): Il rapporto rafforza la posizione del Sudafrica, che ha già portato Israele davanti alla CIG con l’accusa di genocidio. La CIG, pur non essendosi ancora pronunciata nel merito, ha emesso misure cautelari per prevenire il crimine.
- Corte Penale Internazionale (CPI): Il procuratore della CPI, Karim Khan, ha già aperto un’indagine in Palestina. La commissione ONU ha dichiarato di aver condiviso “migliaia di informazioni” con la CPI e ha raccomandato di includere esplicitamente l’accusa di genocidio nell’indagine in corso.
- La comunità internazionale resta divisa. Mentre molti Paesi chiedono un’azione immediata, altri difendono il diritto di Israele a difendersi, mettendo in discussione la credibilità del rapporto.
