MILANO – Un blitz notturno ha sorpreso il Leoncavallo, storico centro sociale milanese, che è stato sgomberato all’alba. L’operazione, eseguita a sorpresa, arriva in pieno agosto, un periodo tradizionalmente scelto per questo tipo di interventi. La notizia ha scatenato reazioni opposte: esultanza a destra, con il governo che rivendica la propria fermezza, e rabbia a sinistra. L’operazione è avvenuta con un ampio dispiegamento di forze dell’ordine (130 carabinieri e un numero maggiore di poliziotti). L’immobile, occupato in via Watteau dal 1994, era vuoto al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. L’anticipazione dello sgombero è stata influenzata da una recente condanna che impone al Ministero dell’Interno di risarcire oltre 3 milioni di euro alla società proprietaria per i mancati sgomberi passati e dalle pressioni dei partiti di centrodestra.
Le reazioni del governo – La premier Giorgia Meloni ha subito commentato lo sgombero, ribadendo la linea dura dell’esecutivo. “L’Italia non può avere zone franche dove le regole non valgono“, ha dichiarato, sottolineando che l’azione dimostra l’impegno del governo per il ripristino della legalità. Sulla stessa lunghezza d’onda il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha parlato di “tolleranza zero” contro le occupazioni abusive e ha ringraziato le forze dell’ordine per l’operazione. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di un cambio di rotta dopo “decenni di illegalità tollerata dalla sinistra”. Antonio Tajani ha sostenuto che l’operazione non è politica, ma di giustizia, rispondendo indirettamente alle accuse di tolleranza verso occupazioni di estrema destra come Casapound.
L’ira di Sala – Dura la replica del sindaco di Milano, Beppe Sala. “Non sono stato informato dell’operazione”, ha tuonato il primo cittadino, esprimendo indignazione per il mancato coinvolgimento del Comune. “Un’azione di questa portata, in una città come Milano, avrebbe dovuto essere coordinata e condivisa con l’amministrazione locale. Questo modo di agire dimostra una mancanza di rispetto istituzionale“, ha concluso Sala.
La storia di un’occupazione – Il Leoncavallo, noto per essere uno dei centri sociali più longevi d’Italia, era un punto di riferimento per l’attivismo e la cultura underground. L’edificio era stato al centro di lunghe trattative tra il Comune e gli attivisti, ma lo sgombero notturno ha interrotto ogni possibile dialogo. Le forze dell’ordine hanno blindato l’area, mentre un presidio di solidarietà si è subito formato fuori dai cancelli. Si temono nuove tensioni nelle prossime ore.
Gli attivisti del Leoncavallo hanno reagito con dolore e amarezza. Marina Boer, presidente delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, ha definito lo sfratto “una tragedia” e “un colpo al cuore”, criticando la mancanza di dialogo e una Milano “della speculazione”. Nonostante lo sconforto, la comunità ha deciso di organizzare una manifestazione nazionale a settembre, probabilmente il 6, per continuare la propria lotta. L’intenzione è di proseguire le attività culturali e politiche, indipendentemente dal luogo fisico, pur riconoscendo che la mancanza di una sede rende tutto più difficile.
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