47,8 milioni di euro: la cifra che smaschera le disuguaglianze sanitarie in Sardegna

Redazione

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47,8 milioni di euro: la cifra che smaschera le disuguaglianze sanitarie in Sardegna

martedì 05 Agosto 2025 - 09:53
47,8 milioni di euro: la cifra che smaschera le disuguaglianze sanitarie in Sardegna

Un ambulatorio ospedaliero

La sanità sarda è al centro di un acceso dibattito, innescato dal Coordinamento dei Comitati Sardi per la Sanità Pubblica. Il Coordinamento punta il dito contro una distribuzione “neofeudale” delle risorse, denunciando un divario economico che penalizza gran parte dell’isola a favore del capoluogo. L’analisi del Coordinamento rivela cifre sconcertanti: l’ASL di Cagliari riceve 70,7 euro pro capite, mentre l’ASL di Sassari si ferma a 16,6 euro e l’ASL della Gallura a soli 7 euro. Questa sproporzione permette all’ASL cagliaritana di gestire il 60% delle risorse sanitarie regionali, pur servendo solo il 35% della popolazione. Secondo il Coordinamento, questa concentrazione di risorse è una costante che si è protratta per decenni, al di là dei colori politici delle amministrazioni.

LA SFIDA LANCIATA ALLA POLITICA  – Il Coordinamento lancia un aut-aut chiaro alle istituzioni: se i 70,7 euro pro capite di Cagliari sono considerati un fabbisogno adeguato, allora è necessario estendere questo standard a tutta la Sardegna, investendo 47,8 milioni di euro aggiuntivi all’anno. In alternativa, la politica deve definire e applicare un parametro uniforme per tutti i territori, Cagliari compresa, ammettendo che il livello attuale del capoluogo è insostenibile.

SANITÀ COME PRIVILEGIO  – La drammaticità della situazione è evidenziata dai dati epidemiologici: in Sardegna, il 17,2% della popolazione rinuncia alle cure, contro il 9,9% della media nazionale. Questa “cittadinanza differenziata”, come la definisce il Coordinamento, trasforma il diritto costituzionale alla salute in un privilegio geografico, tipico delle logiche neoliberiste.

UN PARADOSSO DEMOCRATICO –  Le parole della presidente Alessandra Todde, che attribuisce ad ARES la responsabilità degli squilibri, vengono definite un “paradosso democratico devastante”. Il Coordinamento sottolinea che ARES, essendo un’azienda regionale sotto stretta vigilanza della Giunta, non ha autonomia decisionale sulle scelte strategiche di allocazione delle risorse. La responsabilità non può essere demandata a strutture tecnico-amministrative, ma deve restare in mano ai rappresentanti eletti dal popolo.

I 47,8 milioni: IL TEST DELLA DEMOCRAZIA SARDA –  Secondo il Coordinamento, i 47,8 milioni di euro non sono solo una cifra, ma il simbolo della volontà politica. Essi rappresentano la linea di demarcazione tra la retorica dell’equità e la sua applicazione pratica. La somma, paragonabile a “meno di due chilometri di autostrada continentale” o “un terzo di una rotonda milanese”, diventa apparentemente “tecnicamente impossibile” da trovare quando si tratta di correggere le disuguaglianze che affliggono la Sardegna. Questa cifra, sostiene il Coordinamento, è la “prova del nove” della democrazia sarda: o si trovano questi fondi per dimostrare che l’equità è possibile, o si ammette che alcuni territori valgono più di altri. Per affrontare la questione, il Coordinamento propone un tavolo di confronto con l’assessorato, ARES e i sindaci, a patto che vengano prima chiariti i ruoli decisionali. L’obiettivo finale è ricostruire una catena di responsabilità democratica, permettendo ai cittadini di sapere chi deve rispondere delle scelte sulla sanità. La matematica dell’equità è semplice, conclude il Coordinamento; ciò che manca è la volontà politica di applicarla.


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