Nuoro. Il Comitato del Monte in azione contro l’ailanto: un flagello per la biodiversità

Salvatore

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Nuoro. Il Comitato del Monte in azione contro l’ailanto: un flagello per la biodiversità

domenica 27 Luglio 2025 - 08:19
Nuoro. Il Comitato del Monte in azione contro l’ailanto: un flagello per la biodiversità

Intervento di eradicazione dell'ailanto all'Ortobene

NUORO, 27 luglio 2025 – Come preannunciato nei giorni scorsi, ieri mattina il nucleo più attivo del Comitato Monte Ortobene Ultima Spiaggia è intervenuto per estirpare l’ailanto, una pianta infestante che sta invadendo lo spazio limitrofo al parco cittadino. L’intervento è volto a contenere la diffusione di questa specie aggressiva, nota per la sua capacità di soffocare la vegetazione autoctona.

L’ailanto, infatti, si è guadagnato la triste fama di “pianta famigerata” per la sua impressionante capacità di impadronirsi di radure, vallate e boschi, spodestando specie originarie come i lecci e gli allori, elementi distintivi della flora locale. La sua strategia di invasione è particolarmente insidiosa: radici, cortecce e foglie rilasciano molecole che inibiscono la germinazione e lo sviluppo delle piante vicine, creando un ambiente ostile per la biodiversità.

L’intervento del Comitato è avvenuto su consiglio della Forestale, che ha suggerito l’eradicazione come metodo per contrastare la proliferazione. Tuttavia, i membri del Comitato sono consapevoli che questo lavoro dovrà essere ripetuto. L’ailanto, infatti, è una specie estremamente invasiva e rappresenta una grave minaccia per gli ecosistemi naturali, rendendo necessarie azioni costanti e mirate.

Il Comitato ha auspicato un intervento risolutivo della Forestale in tutti quei tratti dell’Ortobene e della città dove l’ailanto sta proliferando in maniera incontrollata. La speranza è che le autorità competenti possano implementare strategie a lungo termine per eradicare definitivamente questa pianta e salvaguardare la ricchezza botanica del territorio.

Un commento  - mostra commenti

  1. Quasi tutti vogliono il meglio e detestano il peggio. Quando poi si entra nel concreto, lo “sporco lavoro” lo deve sempre fare qualcun’altro. E, spesso, quando lo fa, bisogna accontentarsi di come lo fa, anche se spesso grida vendetta per l’imperizia, la superficialità, financo l’insipienza di chi dovrebbe indirizzare, dirigere, verificare i risultati.
    Per venire al punto, distinguerei due casi: 1) entro la cerchia urbana e 2) fuori dalla stessa.
    1) Normalmente è presente una “ricchezza botanica” artificiale. In città l’albero più caratteristico della vegetazione autoctona è anche quello più in crisi (leccio). Gli olmi e i platani hanno i loro problemi fitosanitari e con il clima di Nuoro, ma da come vengono maltrattati al momento della potatura si direbbe che il tentativo è di rendergli la vita ancora più difficile. Spesso la collocazione degli alberi è stata fatta senza tener conto della vicinanza agli edifici, delle dimensioni dei marciapiedi e della capacità di sollevare il terreno (=marciapiede) al piede del tronco. Diverse specie “sporcano”, non tutte sopportano le forti raffiche di vento. Altre aprono la chioma ad un altezza fastidiosa per chi ci deve passare accanto. Alcuni sono pollonanti, ma quasi tutte le “aiuole” si riempiono, soprattutto in primavera, di tanta vegetazione spontanea che
    a) fa sembrare tutte le piante “pollonanti”;
    b) risulta indesiderata anche se di chiara origine locale.
    Togliere l’ailanto è un’idea bellissima, ma anche fossero tutti abbattuti (e di colpo ci accorgeremmo di quanto verde “pubblico” abbiamo a loro delegato), sarà la stessa squadra di operai che si farà carico delle migliaia di ricrescite? I cittadini che non si curano se intorno ai loro edifici cresce la parietaria (allergenica), saranno in grado di farsi carico in prima persona di un pezzetto di un impegno pluriennale? Chi ne denuncia la presenza nel giardino altrui? Chi ha l’autorità di estirpare senza guardare in faccia nessuno? E alla fine cosa ci guadagniamo, se la città non ha ancora espresso una chiara idea su come intendiamo il verde pubblico e cosa siamo davvero disposti a fare per sostenerlo?
    2) Dopo aver fatto prosperare la robinia, anche la Prov. Autonoma di Trento si accorge adesso dell’ailanto, pur essendo la diffusione di entrambe già parzialmente “controllata” dall’altitudine. Eppure di forestali in servizio ne hanno e ne assumono pure. La selvicoltura viene praticata ormai da generazioni. Davvero ci sarà un cambio di passo? Non conosco abbastanza né la scienza (che è in continua evoluzione, mi pare), né le forze in campo per capire come andrà a finire. Faccio i miei auguri ai miei e a tutti gli altri figli di questo mondo di poter viaggiare senza trovarsi sempre gli stessi dieci alberi (pino, abete, eucalipto, ailanto, robinia, leucaena, etc, etc) ovunque vadano.

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