Scontro Nordio-Todde sul 41-bis: Sardegna “non sia un laboratorio”

Salvatore

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Scontro Nordio-Todde sul 41-bis: Sardegna “non sia un laboratorio”

giovedì 24 Luglio 2025 - 08:17
Scontro Nordio-Todde sul 41-bis: Sardegna “non sia un laboratorio”

Sale la tensione tra la Regione Sardegna e il Ministero della Giustizia sulla paventata decisione di trasferire 92 detenuti in regime di 41-bis nel carcere di Uta. La Presidente della Regione, Alessandra Todde, denuncia l’assenza di risposte dal Ministro Carlo Nordio e definisce “grave” la possibile conferma di tale scelta, che calpesterebbe il principio di leale collaborazione istituzionale.

Todde ha rivelato di aver scritto a Nordio il 18 giugno scorso per esprimere “preoccupazioni chiare e legittime” sull’ipotesi di un massiccio trasferimento di detenuti in regime di carcere duro nelle prigioni sarde, ma la sua missiva è rimasta senza risposta. Il confronto con il Ministero, lamenta la Presidente, non c’è stato.

La questione è tornata prepotentemente alla ribalta dopo che il Direttore generale detenuti e trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ernesto Napolillo, avrebbe comunicato alle autorità sarde – tra cui i presidenti del Tribunale di sorveglianza e del Tribunale di Cagliari, il Procuratore della Repubblica, il Prefetto e il Questore – la decisione già presa di trasferire i 92 detenuti a Uta, invitandole a prepararsi all’evento.

“Se questo fatto fosse confermato – tuona Todde – sarebbe un atto grave che calpesta il principio di leale collaborazione tra istituzioni e che non tiene conto delle conseguenze per la sicurezza, la sanità, gli impatti sull’economia e la tenuta sociale del nostro territorio”.

Nella missiva inviata un mese fa, la Presidente aveva già evidenziato punti critici fondamentali: La Sardegna è considerata dal Procuratore Generale “a forte rischio di sviluppo mafioso”, e la presenza di detenuti al 41-bis rischierebbe di rafforzare alleanze tra le mafie tradizionali e la criminalità locale. La cronica carenza di personale della Polizia Penitenziaria, come dimostrato dalla fuga di Marco Raduano a Nuoro nel 2023, potrebbe compromettere la gestione di un numero così elevato di detenuti ad alta sicurezza. L’impatto sociale e sanitario di una simile scelta non sarebbe sostenibile senza un piano strutturato di interventi adeguati. “Ho il dovere di tutelare i cittadini sardi. Chiedo al Governo di fermarsi e di aprire immediatamente un confronto serio e responsabile”, conclude la Presidente Todde, lanciando un monito chiaro: “La Sardegna non può e non deve essere trattata come un laboratorio per esperimenti pericolosi”.

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