La dermatite nodulare sta mettendo in ginocchio gli allevamenti sardi, ma è la strategia di eradicazione ad accendere il dibattito e la protesta degli allevatori. La preoccupazione maggiore riguarda la decisione di procedere con abbattimenti di intere mandrie, includendo anche i bovini sani, in presenza di un focolaio. Una pratica definita da molti addetti ai lavori come “sparare nel mucchio senza criterio”.
Questa linea operativa, che sembra essere sempre più diffusa, è accolta con grande apprensione nell’Isola. Le caratteristiche uniche del territorio sardo e del suo sistema di allevamento, spesso allo stato brado in zone impervie, rendono tali misure non solo difficili da applicare, ma anche estremamente penalizzanti per un settore già messo a dura prova.
Il risultato della procedura è quello di una vera e propria “mattanza” che non tiene conto delle specificità locali. L’idea di eliminare capi sani per contenere un focolaio è vista come una mossa disperata e dannosa, che ignora le profonde differenze tra la gestione del bestiame in Sardegna e quella in altri contesti europei.
Lo chiarisce Tore Piana del (Centro studi Agricoli) : «Apprendiamo con grande preoccupazione che la linea operativa sembra essere quella di abbattere intere mandrie anche in assenza di capi infetti, qualora risultino sede di un focolaio» dice. Oltre alle problematiche operative, il Centro Studi Agricoli solleva questioni fondamentali riguardo agli indennizzi. “Serve dichiarare se gli eventuali effetti collaterali verranno riconosciuti e indennizzati così come serve conoscere gli importi degli indennizzi da subito e non fra mesi e serve anche la tempistica dei pagamenti”, sottolinea Piana. «Come Centro Studi Agricoli abbiamo da sempre richiesto il pagamento del 50% anticipato entro 10 giorni dalla presentazione delle domande».
Per affrontare queste sfide, Tore Piana conclude con una richiesta chiara e decisa alla Regione: “Chiediamo alla Regione di convocare urgentemente un tavolo di confronto diretto con gli allevatori, non solo con alcune associazioni. Escludere chi rappresenta una parte importante del settore è controproducente.” Il CSA ha già formalmente invitato la Presidente della Regione a un incontro pubblico a Ozieri, per discutere insieme agli allevatori le reali soluzioni applicabili “nel rispetto della sanità animale, ma anche della realtà territoriale e sociale sarda.”
