L’ASL di Nuoro capofila dello screening per l’Epatite C: al via la campagna “ScreeniamoCi” – VIDEO

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L’ASL di Nuoro capofila dello screening per l’Epatite C: al via la campagna “ScreeniamoCi” – VIDEO

di Salvatore Novellu
lunedì 30 Giugno 2025 - 14:48
L’ASL di Nuoro capofila dello screening per l’Epatite C: al via la campagna “ScreeniamoCi” – VIDEO

Ponti, Zuccarelli e Zaru (foto S.Novellu)

NUORO – Prenderà il via dalla ASL 3 di Nuoro, il programma regionale di screening per prevenire, eliminare e eradicare il virus dell’epatite C (HCV). L’azienda sanitaria nuorese è stata individuata come capofila di questa importante iniziativa di sanità pubblica. L’iniziativa è stata presentata questa mattina nei locali della Casa di Comunità alla presenza del commissario straordinario della ASL di Nuoro Angelo Zuccarelli, del direttore sanitario Serafinangelo Ponti, del direttore della Struttura Complessa di Medicina generale e del San Francesco Salvatore Zaru e Roberta Bosu, responsabile del Centro screening aziendale e della direttrice della Struttura Complessa Laboratorio analisi Maura Fiamma. All’iniziativa potranno partecipare, su base volontaria e in maniera del tutto gratuita, tutte le persone nate tra il 1969 e il 1989. Si parte, immediatamente, dalle carceri e dalle persone che si recano all’ospedale San Francesco per la pre-ospedalizzazione.

Chi rientra nella fascia di età indicata e non ha ricevuto l’invito a partecipare allo screening può contattare il Centro Screening: centro.screening@aslnuoro.it . 800.20.80.84 (DAL LUNEDI’ AL VENERDI‘: 9:30 – 12:30; MARTEDI’ E GIOVEDI’: 15:00 – 17:00)

LE INTERVISTE:

Proprio il commissario Straordinario Zuccarelli ha spiegato quanto sia importante una campagna di screening per l’epatite C nelle persone nate tra il 1969 e il 1989, «perché questa popolazione ha un’alta incidenza di infezione che spesso è asintomatica. L’epatite C si è rivelata particolarmente insidiosa, in quanto può progredire verso una condizione cronica e persino a complicazioni più gravi, come la cirrosi o il cancro al fegato. Pertanto, lo screening è raccomandato per identificare precocemente queste infezioni».

«Abbiamo l’onore ma anche l’onere di portare avanti per la prima volta in Sardegna lo streaming dell’epatite C – ha ribadito Serafinangelo Ponti: Nuoro è stata scelta come ASL capofila dall’Assessorato della Sanità della Regione Sardegna, con la Direzione Generale e con i Direttori della Prevenzione e Protezione della Salute. L’obiettivo che l’Italia sta portando avanti con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è quello di eliminare le partite C entro il 2030. Questa strategia è stata adottata anche a livello nazionale e a livello locale in Regione Sardegna e per la prima volta in Sardegna abbiamo un protocollo regionale operativo con una squadra collaudata che coinvolge tanti operatori»

Il direttore sanitario Serafinangelo Ponti (foto S.Novellu)

Il direttore sanitario Serafinangelo Ponti (foto S.Novellu)

Roberta Bosu, dal canto suo, ha spiegato organizzazione della campagna e modalità di adesione: «Quello che noi andiamo a offrire non è un semplice test, ma un intervento complesso di sanità pubblica, dalla documentata efficacia. Gli obiettivi di questo progetto sono sicuramente quello di identificare e curare precocemente le persone con l’infezione e provocare anche la trasmissione della malattia. Ricordiamo che attualmente non esiste un vaccino contro l’epatite C»

Il dottor Salvatore Zaru (foto S.Novellu)

Il dottor Salvatore Zaru (foto S.Novellu)

«Io ho fatto la mia tesi di laurea sulle nuove metodiche diagnostiche per il virus delle epatiti C  – ha spiegato Salvatore Zaru – quando non c’era ancora la diagnosi. Alla fine degli Anni 80 (forse 89) è stato identificato finalmente il virus: è stato quindi studiato, caratterizzato, iniziati i trattamenti – inizialmente pesantissimi con l’interferone eccetera, che comunque ottenevano qualche risultato – fino a che, probabilmente proprio nel 2030, io andrò in pensione, con l’eradicazione dell’epatite C ». Zaru ha spiegato che è stato difficile distinguerla dalle altre epatiti (A e B) perché «non si riusciva a identificarla dal punto di vista molecolare, non c’erano allora in precedenza le possibilità di esaminare le sequenze vitali, non si riusciva a identificarla al microscopio. A fine anni Ottanta si è cominciato a vedere al microscopio elettronico alcune strutture che non erano virus dell’epatite B, non erano virus dell’epatite A, non erano virus dell’epatite Delta. Una volta raggiunta la tecnologia per sequenziare e identificare il virus è stato più semplice mettere a punto un test anticorpale che lo identificasse».

Infine massima collaborazione dal Laboratorio analisi diretto dalla dottoressa  «Il Laboratorio è già strutturato e pronto per ricevere i campioni e analizzare – ha concluso Maura Fiamma – senza grosse difficoltà e con la massima resa, vista l’elevata tecnologia presente nella struttura del Laboratorio analisi del San Francesco».

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