Dalla Campania alla Cina, agricoltori italiani cercano opportunità in Oriente

Salvatore

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Dalla Campania alla Cina, agricoltori italiani cercano opportunità in Oriente

martedì 17 Giugno 2025 - 16:52

Capua, 17 giu 14:32 – (Xinhua) – Sotto il sole di inizio estate nell’Italia meridionale, le pianure della Campania pulsano al ritmo della vita agricola. Le piante di pomodoro maturano in file ordinatamente allineate, gli ulivi brillano sotto il caldo del Mediterraneo e i bufali d’acqua pascolano tranquillamente vicino ai fienili che producono la famosa mozzarella di bufala della regione.

La Campania è la patria di una varietà di prodotti alimentari pregiati protetti da indicazioni geografiche europee; tuttavia, gran parte di questa ricchezza è coltivata da piccole aziende agricole a conduzione familiare, impregnate di tradizione ma spesso prive degli strumenti per accedere ai mercati globali.

“Nella nostra regione la passione non manca”, ha dichiarato Ettore Bellelli, presidente della sezione campana della Coldiretti, la principale organizzazione di imprenditori agricoli in Italia. Tuttavia, la promozione di questi prodotti agricoli nel mondo “richiede una guida”.

Come molti leader industriali, Bellelli considera la Cina una destinazione cruciale. “Dobbiamo superare le barriere tecniche e strutturali. La Cina è un mercato che si aspetta qualità, coerenza e visione”, ha dichiarato il presidente.

Per soddisfare queste esigenze, più di 100 imprenditori agricoli, funzionari regionali e diplomatici cinesi si sono riuniti a Capua, una città storica nel cuore del fertile paesaggio campano, dal 12 al 13 giugno per un seminario sull’esportazione di alimenti e mangimi italiani in Cina e per un evento di promozione dell’ottava China International Import Expo (CIIE).

Co-organizzato dall’Italian Food and Feed Export Promotion Association (BRIFF) e da Coldiretti Campania, il forum di due giorni ha sottolineato il sempre più profondo interesse per la cooperazione tra produttori italiani e consumatori cinesi.

Durante il seminario, Enrico Amico, presidente della filiale di Caserta della Coldiretti, ha richiamato l’antico nome della regione – Campania Felix, ovvero “Campania felice” – coniato dai Romani per descrivere la rigogliosa abbondanza della zona. “La nostra felicità oggi”, ha affermato Amico, “non deriva solo dalla ricchezza della nostra terra, ma dalla nostra capacità di portare questa ricchezza in mercati lontani. La Cina rappresenta quel mercato”.

Il forum non si limita alle parole. Per due giorni, i rappresentanti cinesi, compresi i funzionari dell’ambasciata cinese in Italia e della Rappresentanza permanente presso le Agenzie delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, hanno visitato serre, vigneti e caseifici in tutta la regione. “Siamo qui non solo per promuovere la CIIE”, ha dichiarato Zhang Lubiao, rappresentante permanente della Cina presso le Agenzie ONU. “Vogliamo capire le esigenze dei produttori italiani. Vogliamo rappresentare un ponte, collegando l’eccellenza italiana con la domanda cinese in modo strutturato e duraturo”.

Le statistiche sono convincenti. Il commercio bilaterale tra Cina e Italia ha superato i 70 miliardi di dollari per quattro anni consecutivi. Solo nel 2024, il commercio agroalimentare ha raggiunto 1,81 miliardi di dollari, con un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente. Le importazioni di prodotti alimentari italiani in Cina sono aumentate del 9%. Tra i Paesi dell’UE, l’Italia detiene oggi il maggior numero di protocolli firmati per l’esportazione agricola con la Cina. “I prodotti italiani di alta qualità non sono più una novità in Cina, ma stanno diventando dei prodotti di base”, ha dichiarato Xu Yuhong, consigliere economico e commerciale presso l’ambasciata cinese in Italia.

Tra i cittadini locali che sperano di capitalizzare questa crescente domanda c’è Luigi Rega, direttore delle vendite dell’azienda casearia a conduzione familiare Ponte Reale. Nella sua azienda lattiero-casearia, Rega ha riflettuto sulle crescenti sfide che i produttori alimentari italiani devono affrontare, tra cui la concorrenza del mercato e gli imprevedibili venti geopolitici. “Gli attuali dazi statunitensi stanno colpendo duramente i produttori italiani”, ha affermato l’uomo.

“Alcuni dei miei colleghi stanno addirittura pensando di aprire stabilimenti negli Stati Uniti solo per sfuggire all’incertezza”.

Per Rega, la Cina offre un’opportunità più stabile e reciproca. “Un buon partner commerciale è quello che dà valore al rispetto reciproco”, ha dichiarato il direttore. “È per questo che sono qui. Non vogliamo solo partecipare alla CIIE, vogliamo aprire le porte alla Cina”, ha riferito l’uomo a Xinhua.

Nonostante l’ottimismo, le sfide rimangono. Le barriere linguistiche, gli standard di confezionamento e la preparazione digitale continuano a porre difficoltà ai piccoli e medi produttori. Per aiutare i prodotti agricoli italiani a entrare nel mercato cinese, la BRIFF ha promesso un’assistenza personalizzata ai partecipanti che si preparano per l’ottava edizione della CIIE di novembre, tra cui formazione, coordinamento logistico e approfondimenti sul mercato.

Per molti produttori italiani, la fiera è diventata molto più di un evento: è una strategia a lungo termine per la crescita globale.

“In un mondo globalizzato, rimanere ‘locali’ non è una debolezza, è la nostra forza”, ha affermato l’enologa Ilaria Petitto, la cui famiglia coltiva uva in Campania da generazioni. “Vogliamo solo trovarci dove i nostri valori sono compresi. Quel luogo è la Cina”.

Dai campi assolati della Campania alle tavole affollate di Shanghai, si sta costruendo un ponte fatto di fiducia, tradizione e gusto condiviso per qualcosa di veramente autentico. (Xin) © Xinhua

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