“In Italia, lavorare non basta per vivere. Anzi, spesso significa sopravvivere.” Con queste parole taglienti, Salvatore Daga, ex assessore al Bilancio e sindacalista, lancia un appello appassionato ai cittadini di Nuoro, a pochi giorni dal referendum. Un grido di rabbia e speranza, che punta il dito contro un sistema che trasforma i lavoratori in “invisibili”, “rompiscatole”, e potenziali licenziati.

Salvatore Daga ex assessore comunale al bilancio
“Resilienza? No, Sfruttamento!” – Daga smaschera la retorica della “resilienza”, denunciando carichi di lavoro “esasperanti e stressanti”, e un precariato che non è eccezione, ma regola. Un mercato del lavoro dove “il ricatto salariale ti costringe ad accettare qualsiasi compromesso”, dove “l’architettura del mondo del lavoro, anziché liberarti, ti rende schiavo”.
“Un Paradigma Capitalista che Genera Disuguaglianze” – Il sindacalista non ha paura di puntare il dito contro un sistema che “concentra capitali in poche mani”, che ci fa vivere “tra picchi di ricchezza e abissi di povertà”, che chiede “flessibilità”, cioè “disponibilità a rinunciare a tutto: tempo, affetti, stabilità, diritti e salute”.
“5 Sì per la Dignità, 5 Sì per il Futuro!” –
“La soluzione? Un voto deciso, un “NO” sonoro a chi ha trasformato il lavoro in “una vergogna a norma di legge”. “L’8 e 9 giugno, votiamo 5 SI ai quesiti referendari. 5 SI per restituire la speranza nel futuro, per restituire dignità al lavoro, per dare voce a chi non partecipa ai salotti televisivi, come invece fanno tanti ‘tromboni’ che non hanno mai conosciuto i sacrifici del lavoro” sottolinea Daga.
“Nuoro, Non Lasciamoci Rubare il Futuro!”
Daga invita i nuoresi a non disertare l’unico strumento che può cambiare le cose. “Questo paradigma capitalista può essere condizionato e quindi rivoluzionato, se l’8 e il 9 giugno votiamo 5 SI”. Un appello a non lasciare che “Calenda, Renzi, La Russa, Salvini” e tanti altri, continuino a dettare le regole di un gioco in cui i lavoratori perdono sempre. Un invito a riprendersi il futuro, a riaffermare la dignità del lavoro, a costruire una società più giusta.
