Nuoro. AIFO lancia l’allarme: “33 milioni nel mondo sotto la soglia di povertà, dignità calpestata”

Franceschino Nieddu

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Nuoro. AIFO lancia l’allarme: “33 milioni nel mondo sotto la soglia di povertà, dignità calpestata”

lunedì 19 Maggio 2025 - 08:04
Nuoro. AIFO lancia l’allarme: “33 milioni nel mondo sotto la soglia di povertà, dignità calpestata”

Convegno AIFO: i medici Manca e Pisano (foto Nieddu)

Un grido d’allarme sulla crescente piaga della povertà e sulla negazione dei diritti fondamentali è stato lanciato a Nuoro durante la conferenza “Dignità, Salute e Povertà”, promossa dall’AIFO (Amici di Raoul Follereau) e tenutasi nella sede parrocchiale del Sacr Cure . I presidenti provinciale e regionale dell’associazione, i dottori Armando Manca e Mariella Pisano, hanno introdotto l’incontro con cifre drammatiche: “Trentatré milioni di persone vivono oggi sotto la soglia di povertà nel mondo, e di questi, ben diciassette milioni sono bambini, gli ultimi tra gli ultimi, gli invisibili senza voce e senza diritti”.

Convegno AIFO (foto Nieddu)

Entrambi hanno sottolineato l’urgenza di riportare al centro il tema della dignità umana, richiamando i valori del lavoro e della solidarietà. “Occorre ricordarci che siamo tutti fratelli e sorelle, come ci esorta Papa Francesco – hanno affermato – perché dove c’è fratellanza, lì diminuiscono l’odio e l’indifferenza”.

Il professor Aldo Marrone, attraverso toccanti testimonianze video, ha illustrato l’instancabile lavoro dell’AIFO negli ambulatori istituiti in contesti di guerra e in paesi di Africa e Asia, dove ha prestato servizio come medico volontario. “Sono ospedali aperti ogni giorno per accogliere pazienti in condizioni di povertà estrema, come in Mozambico – ha spiegato Marrone – ed è fondamentale distinguere le malattie che affliggono i poveri da quelle dei ricchi”.

Convegno AIFO (foto Nieddu)

Il professore ha poi fatto riferimento alla parabola di Lazzaro, da cui deriva il termine “lazzaretto”, luogo di ricovero per i lebbrosi, evidenziando come nel linguaggio comune i poveri e i malati vengano spesso etichettati in modo dispregiativo come “lazzaroni” o addirittura “delinquenti”.

Le cifre presentate in riferimento agli obiettivi della FAO hanno dipinto un quadro allarmante: “L’obiettivo è zero poveri e zero fame nel mondo, ma come è possibile raggiungerlo se un miliardo di persone soffrono la fame, oltre 20 milioni sono sotto nutrite e il 26% dei bambini è sottopeso per mancanza di energie?”. Marrone ha portato esempi concreti della sua esperienza sul campo, citando i 180 decessi di donne durante il parto per carenza di ferro e i milioni di bambini sottopeso, oltre alle migliaia di morti causate dalla mancanza di acqua e dalle conseguenti malattie diarroiche.

Un altro aspetto cruciale delle disuguaglianze globali è stato individuato nell’emigrazione. Le immagini dei profughi sui barconi sono state accostate al ricordo dell’emigrazione sarda e italiana verso l’America, sottolineando come oggi chi arriva in Italia spesso non possieda nulla e debba affrontare ingenti spese per attraversare i confini e pagare gli scafisti. Il professor Marrone ha condiviso la sua esperienza diretta nel soccorso ai profughi, insistendo sul significato di un’accoglienza dignitosa in strutture adeguate, che non siano i CPR, ma veri e propri “luoghi d’incontro” alle frontiere.

Infine, il focus è tornato sul ruolo storico dell’AIFO nella lotta contro la lebbra, una malattia endemica che si sviluppa in contesti di povertà assoluta, scarsa alimentazione e igiene. Sebbene ancora presente in nove paesi africani e due asiatici, la scomparsa della lebbra è considerata possibile attraverso cure adeguate e lo sviluppo economico, supportato anche dai progetti di microimpresa promossi dall’AIFO.

La seconda parte della conferenza ha visto l’intervento della dottoressa Rita Nonis, senologa in pensione, che ha testimoniato il suo impegno continuo nella cura di malattie gravi come il tumore al seno. La dottoressa Nonis ha evidenziato le profonde disuguaglianze economiche che si traducono in una vera e propria “povertà sanitaria”, con significative differenze nello screening oncologico tra il Nord, il Centro-Sud e le isole italiane. Di fronte a cinquantacinquemila nuovi casi di tumore al seno all’anno, spesso diagnosticati in fase avanzata a causa di rinunce alle cure per motivi economici o logistici, difficoltà di collegamento, mancanza di supporto familiare e costi elevati dei farmaci, la dottoressa Nonis ha auspicato interventi più immediati attraverso unità mobili, maggiori finanziamenti e una maggiore vicinanza dei luoghi di cura, resa possibile da una riforma dei servizi sanitari.

F. N.

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