La precisazione ministeriale giunge in seguito all’introduzione di una norma più severa nel nuovo Codice della strada, che punisce la guida “dopo aver assunto” droghe, a prescindere da un accertato stato di alterazione psicofisica. Proprio questa parte della normativa è finita di recente sotto la lente della Corte Costituzionale.
La circolare evidenzia come l’elemento chiave risieda nello “stretto collegamento tra l’assunzione della sostanza e la guida del veicolo“. Sarà quindi necessario dimostrare che la droga è stata assunta in un periodo di tempo “prossimo alla guida”, tale da presumere che i suoi effetti fossero ancora attivi nell’organismo durante la conduzione.
Il Ministero dei Trasporti (Mit) ha tenuto a precisare che la nuova circolare non contraddice in alcun modo le novità introdotte dal Codice. Anzi, afferma che “sono confermati” i test per accertare la presenza di sostanze stupefacenti nei conducenti. La direttiva sui controlli, adottata l’11 aprile, è definita “in piena coerenza” con le nuove regole, che mirano a punire chi si mette al volante dopo aver assunto droghe, superando il concetto di “stato di alterazione” – giudicato soggettivo e difficilmente dimostrabile.
Il Mit ha inoltre ricordato le parole del Ministro Matteo Salvini, il quale ha sottolineato la distinzione tra l’assunzione di droghe e l’uso di farmaci, inclusi quelli a base di cannabinoidi prescritti per terapie mediche, con l’obiettivo di non penalizzare chi è sottoposto a cure.
La questione della legittimità del nuovo Codice è stata sollevata dal Tribunale di Pordenone, a seguito del caso di una donna risultata positiva agli oppiacei dopo un incidente stradale, nonostante dichiarasse di non aver assunto droghe ma farmaci contenenti codeina nelle ore precedenti. Il tribunale ha espresso dubbi sulla costituzionalità della norma che punisce l’assunzione di stupefacenti a prescindere dalla valutazione degli effetti sulla capacità di guida.
