NUORO – L’avvocato nuorese Paola Marteddu vice presidente della Camera Penale aderisce all’iniziativa del 23 aprile dello sciopero della fame con un duplice obiettivo nelle giornate del 10 e11 maggio: sollecitare il Parlamento ad accogliere l’appello di “Nessuno tocchi Caino” per un anno di riduzione di pena per tutti i detenuti e chiedere l’eliminazione delle parti incostituzionali dal Decreto-legge “Sicurezza”, in particolare il nuovo reato di resistenza passiva e la normativa sulle detenute madri.
L’ iniziativa sta raccogliendo adesioni da tutta Italia. Ad oggi, sono 33 le persone che si sono unite allo sciopero della fame in diverse forme e periodi, come testimonia l’elenco pubblicato da Rita Bernardini una delle organizzatrici dell’iniziativa. Tra questi, spiccano il segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D’Elia, che ha digiunato dal 5 al 7 maggio, e il giornalista Francesco Lo Piccolo, direttore di Voci di dentro, che ha aderito il 5 e 6 maggio denunciando le carceri come “luoghi senza senso, violenti, sbagliati, sedi di tortura”.
Le motivazioni dei partecipanti sono diverse ma convergenti: dalla richiesta di un atto di clemenza come l’indulto o la liberazione anticipata speciale in memoria di Papa Francesco e Marco Pannella, alla denuncia delle condizioni di degrado e sovraffollamento delle carceri italiane. Molti sottolineano la necessità di garantire dignità e diritti umani ai detenuti, come Cristina Del Vescovo che auspica “un anno di sconto di pena” come gesto indispensabile.
Tra le storie toccanti, quella di Barbara Kaziow, imprenditrice vittima di errore giudiziario che ha vissuto sulla propria pelle le condizioni carcerarie, e di Maria Russo, casalinga con il marito detenuto, che esprime la sofferenza delle famiglie e il bisogno di speranza. Anna Stranieri aderisce “stanca di tante morti nelle carceri”, mentre Ivana Perego, operatrice socio-sanitaria, definisce la situazione carceraria una “vergogna a cui bisogna porre fine” e dichiara di aver contattato anche Bruxelles per denunciare la situazione.
L’iniziativa di Paola Marteddu e degli altri aderenti non si ferma e continua a sensibilizzare l’opinione pubblica e a sollecitare un intervento concreto da parte delle istituzioni sulle gravi problematiche del sistema penitenziario italiano.
