Il significato storico del Primo Maggio, radicato nelle lotte operaie per la riduzione dell’orario di lavoro, risuona con forza anche quest’anno, come sottolineato in due distinti documenti diffusi dal Collettivo Comunista (m-l) di Nuoro, a firma dell’Unione di Lotta e dell’Organizzazione per il partito comunista. Dalle storiche rivendicazioni di Chicago del 1866 e dalle successive proteste di New York, fino alla sua istituzionalizzazione come Festa Internazionale dei Lavoratori nel 1889 a Parigi, il Primo Maggio ha sempre rappresentato un momento di mobilitazione e di affermazione dei diritti del mondo del lavoro.
Tuttavia, l’edizione 2025 di questa ricorrenza si staglia su uno sfondo internazionale inquietante, segnato da conflitti diffusi e da una crescente aggressività imperialista. Il paventato ritorno di Trump alla Casa Bianca viene letto come un’ulteriore esacerbazione delle contraddizioni globali. Le guerre in Ucraina, Medio Oriente, Africa e Pacifico, unitamente al tragico genocidio del popolo palestinese, perpetrato con il sostegno o l’indifferenza delle potenze occidentali, dipingono un quadro di instabilità e violenza.
Secondo le analisi delle organizzazioni comuniste, le potenze imperialiste, spinte da uno sviluppo ineguale, intensificano la loro competizione per una nuova spartizione del mondo. In questo scenario, gli Stati Uniti mirano a conservare la propria egemonia, mentre altre nazioni, inclusa l’Italia, cercano di ritagliarsi un ruolo di maggiore influenza sullo scacchiere internazionale.
Le politiche del Governo Meloni vengono criticate aspramente, con l’accusa di promuovere misure che acuiscono lo sfruttamento, la precarietà e la liberalizzazione del mercato del lavoro. L’approvazione del decreto Sicurezza è vista come uno strumento repressivo volto a soffocare le lotte e ogni forma di dissenso proveniente dalla classe operaia e dalle masse popolari.
Parallelamente, le forze politiche riformiste e di centro, con l’appoggio di sindacati ritenuti “consociativi e autonomi”, vengono accusate di promuovere un “dialogo sociale” e una “concentrazione” funzionali agli interessi del grande capitale europeo. L’obiettivo, secondo queste analisi, sarebbe quello di unire gli interessi dei lavoratori con quelli dei loro sfruttatori per trasformare l’Unione Europea in una potenza imperialista capace di competere nella spartizione del mondo. Questa tendenza viene riassunta nello slogan “Rendere di nuovo grande l’Europa”, espressione, a detta delle organizzazioni comuniste, dell’oligarchia europea.
L’Europa che si profila, secondo queste prospettive critiche, è quella dei monopoli, degli ingenti investimenti militari, dei tagli al welfare e alle pensioni, della repressione dei migranti e della complicità con politiche come quella israeliana. Un’Europa guidata da figure politiche reazionarie e amiche di leader controversi come Trump, Putin e Netanyahu.
In questo contesto, il Primo Maggio 2025 vede milioni di lavoratori in tutto il mondo pronti a scendere in piazza per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro, la difesa dei propri diritti e la ferma opposizione alla corsa agli armamenti e alle politiche del capitale.
La tragica realtà italiana, con una media di tre morti al giorno sui luoghi di lavoro, senza contare le vittime delle malattie professionali, evidenzia come la lotta per la sicurezza e la dignità del lavoro rimanga una priorità. A distanza di un secolo e mezzo dalle battaglie per le otto ore, nel 2025 si registrano ancora casi di lavoratori immigrati costretti a turni massacranti, in condizioni di vera e propria schiavitù.
In questo Primo Maggio, i marxisti-leninisti lanciano un appello a tutti gli sfruttati affinché ritrovino fiducia nella forza della lotta collettiva, attraverso l’organizzazione e l’unità delle classi subalterne, opponendosi a ogni forma di sfruttamento del lavoro salariato e difendendo i diritti civili, democratici, sindacali e sociali.
