NUORO – È stato avviato in Uganda il laboratorio di analisi dell’acqua pianificato in Sardegna. Consentirà di fare le verifiche immediate sulla potabilità dei pozzi, spesso infestati fa microrganismi patogeni. Un progetto con capofila il Comune di Nuoro, in collaborazione con l’università di Sassari, Enas (l’ente delle acque della Sardegna) nel quale è stato coinvolto anche il sodalizio Osvic, di Oristano che si è occupato delle attività legate alle analisi di laboratorio.
PROGETTO DURATO DUE ANNI – A coprire i costi monetari un doppio finanziamento della Regione. Questa mattina sono stati illustrati i risultati, durante una conferenza stampa in municipio. Presenti per il comune il commissario Giovanni Pirisi, i funzionari dell’ente impegnati nel progetto, Roberto Del Rio e Sara Porru; insieme a Fabiola Podda, che ha svolto il ruolo di “project manager”, mentre Enas è stata rappresentata da Amedeo Fadda. Dall’Uganda collegato padre Charles Vura Obulejo, che opera nel distretto di Adjumani, sede dell’intervento. Presente a Nuoro anche l’università, con il docente Quirico Migheli, a capo della struttura interdipartimentale che ha seguito le fasi dell’intervento.
COSA È STATO REALIZZATO – Il professor Migheli ha fornito un resoconto di quanto è stato realizzato: «L’elemento fondamentale è la realizzazione del laboratorio per le analisi chimiche dell’acqua. Consentirà – ha spiegato – di far fare verifiche continue e in tempo reale dei pozzi, mentre sinora venivano svolte solo ogni tre mesi. Con il rischio che nel frattempo venisse consumata acqua non potabile». Senza dimenticare che gli stessi esiti arrivavano a distanza di un mese, dal laboratorio della capitale Kampala, lontana 500 chilometri dal distretto di Adjumani. Il tutto reso più pesante – ha ricordato padre Charles – dal fatto che negli anni la popolazione è raddoppiata, per la presenza di 18 campi di rifugiati, delle migrazioni da Sudan, Etiopia, Congo. Per gestire la struttura sono stati formati 4 tecnici di laboratorio. Vi si aggiungono 10 tecnici di vivaio, nella parte botanica del progetto, Questi porteranno avanti la produzione di piante per arricchire i campi della regione africana. Operazioni che hanno abbracciato le due annualità del programma.
LO SVOLGIMENTO DEL PROGRAMMA – Il Progetto ha avuto alla base un confronto preliminare tra la componente sarda e quella ugandese, governato dall’università turritana: «Ne è scaturito – ha spiegato ancora Migheli – un manuale per le buone pratiche, da utilizzare ora che l’intervento muove i suoi passi». Potrebbe esserci una terza annualità, se la Regione decidesse di mettere altri fondi: «Nel caso si concretizzasse – ha spiegato il dirigente del Comune, Del Rio – faremo ancora la nostra parte». Sulla formazione e il contatto con le scuole del distretto si è soffermata la collega, Sara Porru: «Si tratta di una componente fondamentale – ha rimarcato – in quanto il partenariato con la Sardegna a un certo punto si conclude. E dovranno essere le comunità locali a governare l’attività».
