Mentre Giorgia Meloni è tra i sostenitori del Piano di riarmo dell’Europa (pur sostenendo che sia più corretto parlare di Piano di difesa), dal Giappone, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un allarme: la guerra in Ucraina rappresenta una pericolosa violazione del diritto internazionale e rischia di scatenare un conflitto mondiale.
“Ciò è accaduto – ha dichiarato il Capo dello Stato alla Tv pubblica giapponese – anche in violazione di un trattato che neppure 30 anni fa la Russia aveva siglato con l’Ucraina a fronte della consegna, da parte dell’Ucraina alla Russia, di circa 5000 testate nucleari che erano state sovietiche. A fronte di questo Mosca, con un trattato, si era assunta il compito di garantire l’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina”.
Mattarella ha sottolineato come la violazione di queste regole sia inammissibile: “altrimenti si afferma il principio che uno Stato più forte può imporre la sua volontà con le armi agli Stati vicini meno forti e meno grandi. Questo renderebbe una barbarie i rapporti internazionali”.
Per questo, ha spiegato il Presidente, l’Europa sostiene con forza l’Ucraina: “se riuscisse in questo caso questo sistema altre aggressioni seguirebbero e un succedersi di aggressioni porterebbe inevitabilmente a una guerra di proporzioni inimmaginabili”.
L’Italia, insieme all’Europa, continua a chiedere una soluzione diplomatica: “L’Europa è da tre anni che cerca di indurre la Russia a negoziare e tutti ci auguriamo che sia finalmente disponibile. Ripeto, serve una pace giusta che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi perché altrimenti si aprirebbe una stagione pericolosissima per la vita internazionale. Una soluzione giusta che non sia fragile e transitoria. Basata sulle norme della Carta dell’Onu e che sia accettata dalle due parti”.
“Da tre anni l’Italia chiede che ci si sieda a un tavolo per negoziare una pace, naturalmente duratura e giusta. Ci sono adesso iniziative per la pace e speriamo che vadano in porto, sono altamente opportune. Occorre che si arrivi a una soluzione che non mortifichi nessuna delle due parti ma che garantisca che sia una pace conforme al diritto internazionale, per evitare che si riaffermi il principio, inaccettabile ormai, delle sfere di influenza per cui gli Stati più forti hanno il diritto di imporsi sugli Stati meno forti. Questo non è accettabile”.
Rispondendo a una domanda sull’eventuale invio di truppe italiane di peace-keeping in Ucraina, Mattarella ha chiarito: “Non siamo ancora a questo punto, non sono neanche iniziati i negoziati di pace. Parlare di quello che avverrà come soluzioni è totalmente fuori dal momento”.
Durante la sua visita in Giappone, Mattarella ha ribadito la stretta collaborazione tra i due Paesi: “Italia e Giappone hanno una convinzione comune: quella che la vita internazionale è possibile soltanto se vi sono regole certe che tutti rispettino, regole che valgano per tutti a prescindere dalle dimensioni o dalla forza militare o economica di cui dispongono. Regole di questo genere sono indispensabili per una vita ordinata. Giappone e Italia pensano che le regole vadano rispettate e che quando vengono violate si realizzano condizioni drammatiche come in questo momento in Ucraina”.
Infine, il Presidente ha sottolineato l’importanza delle economie aperte e della cooperazione internazionale: “Italia e Giappone sono due grandi Paesi esportatori che hanno la convinzione fondatissima che sia indispensabile avere delle economie aperte, delle collaborazioni economiche tra gli stati che creano integrazione e interdipendenza. Un mondo fatto di economie chiuse, in contrapposizione tra di loro, è un mondo invivibile. Invece un mondo fatto di economie aperte è quello che nella storia ha sempre accompagnato la pace. Quando sono prevalse economie contrapposte, in contrasto radicale, c’è sempre stata una conseguenza di scontri e qualche volta di conflitti”.
“Giappone e Italia condividono la loro opinione su tutte le principali questioni internazionali. Condividono i valori, valori come la democrazia, la libertà, lo stato di diritto, il libero mercato”.
