Pratobello 2024: divisioni e contraddizioni nello scontro sul futuro energetico della Sardegna

Salvatore

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Pratobello 2024: divisioni e contraddizioni nello scontro sul futuro energetico della Sardegna

di Graziano Cadinu
venerdì 24 Gennaio 2025 - 09:42
Pratobello 2024: divisioni e contraddizioni nello scontro sul futuro energetico della Sardegna

Una pala eolica (foto S.Novellu)

LA TRANSIZIONE ENERGETICA – La Sardegna è al centro di un dibattito acceso sulla transizione energetica. La comunità “Pratobello 2024” ha sollevato preoccupazioni legittime riguardo all’impatto che i grandi impianti di energia rinnovabile potrebbero avere sul territorio. Ma è davvero tutto oro quel che luccica? La transizione energetica è una questione complessa che richiede un’attenta considerazione di un’ampia gamma di fattori, tra cui gli impatti ambientali, economici e sociali. Invece di adottare un approccio tutto o niente, si dovrebbe utilizzare un approccio più equilibrato, che cerchi di minimizzare gli aspetti negativi massimizzando al contempo i benefici dell’energia rinnovabile.

La crocifissione della legge Pratobello 2024 (foto S. Novellu)

PRATOBELLO 24: UNA COMUNITÀ DIVISA – Il processo di transizione energetica in atto in Sardegna ha scatenato un acceso dibattito, con la comunità “Pratobello 2024” al centro della controversia. All’interno della “Pratobello 2024” coesistono diverse posizioni, a volte contraddittorie. C’è chi teme l’impatto visivo degli impianti eolici e fotovoltaici, chi si preoccupa per le possibili interferenze con le attività agricole e chi, più radicalmente, rifiuta ogni forma di energia rinnovabile. Mentre il gruppo afferma di proteggere l’ambiente e il patrimonio dell’isola, i critici sostengono che la sua posizione si basi su informazioni errate e su un’incomprensione delle complesse questioni in gioco.

LE CONTRADDIZIONI –  La comunità “Pratobello 2024” ha svolto un ruolo significativo nel dare forma al dibattito sul futuro energetico della Sardegna. Tuttavia, la sua opposizione alle energie rinnovabili è ricca di contraddizioni e, a uno sguardo più attento, rivela significative divisioni all’interno del gruppo. Mentre alcuni membri esprimono preoccupazioni genuine circa il potenziale risultato  sull’ambiente e sulle comunità locali, altri sembrano essere spinti da motivazioni più ideologiche o politiche. Molte delle preoccupazioni espresse dalla comunità si basano su informazioni errate o incomplete. Ad esempio, l’idea che i pannelli fotovoltaici danneggino le api è un mito diffuso ma privo di fondamento scientifico. Allo stesso modo, l’aspetto visivo degli impianti può essere mitigato attraverso scelte progettuali appropriate. Ma rimanendo su un ambito più in generale:

  • Rischi per la salute: nonostante le preoccupazioni circa l’impatto delle energie rinnovabili sulla salute, il gruppo ha espresso il suo sostegno all’energia nucleare (quella di quarta generazione), che presenta anch’essa rischi significativi.
  • Danni ambientali: sebbene il gruppo affermi di proteggere l’ambiente ha minimizzato l’impatto ambientale dei combustibili fossili (petrolio e carbone) e di altre fonti energetiche tradizionali, senza preoccuparsi dei rischi cui questi espongono la popolazione, quali lo sviluppo di tumori nelle aree più inquinate.
  • Preoccupazioni economiche: il gruppo ha espresso preoccupazione per i costi economici della transizione energetica ma non è riuscito a proporre alternative praticabili.
  • Pratobello 24. Folla a Cagliari per la consegna delle firme ( foto G.Dessi')

    Folla a Cagliari per la consegna delle firme ( foto G.Dessi’)

UN DIALOGO COSTRUTTIVO E MENO POLARIZZATO – Il dibattito sulla transizione energetica in Sardegna è stato ed è, spesso, polarizzato, con pochi spazi per il confronto e il dialogo costruttivo. Da un lato, ci sono coloro che vedono nelle rinnovabili l’unica soluzione possibile per affrontare la crisi climatica, dall’altro coloro che le considerano una minaccia per l’identità e le tradizioni dell’isola. Promuovendo un dialogo più informato rispetto all’attuale, questo potrebbe farsi più costruttivo e potrebbe contribuire a trovare una via d’uscita che sia vantaggiosa sia per l’ambiente che per la popolazione della Sardegna.

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