A Orgosolo è in corso la mostra “Mentre il tempo passava”, organizzata dall’Associazione Culturale “Cannasas Teatro”, un omaggio “affettuoso” e collettivo a Francesco Del Casino.
Un altro mare ti investe mentre entri nel primo ambiente, “La zattera della medusa”. Un brivido ti assale, subito dopo ti arriva un pugno nello stomaco e, ancora, un colpo al cuore. Ti si blocca letteralmente il respiro.
Le struggenti voci che intonano “sos atitos” ti stregano sia per l’eccellente capacità interpretativa de “sas atitadoras”, dell’associazione “Cannasas”, ognuna con il suo personale stile, sia per i contenuti. La prima, Tatana Cubeddu, piange la morte di uno dei tanti bambini morti durante il naufragio sulle coste di Cutro nella notte tra il 25 e 26 febbraio 2023; la seconda, Maria Corda, evoca tutti i migranti; la terza, Agnese Filindeu, interpreta Giuseppina Marcias che celebra il figlio Antonio Gramsci.
Per terra “unu tapinu de mortu”, un drappo funebre, un prodotto tessile del 1850 ormai raro, intrecciato da abili mani e sopra il quale, durante la veglia funebre, veniva deposto il defunto vegliato dalle prefiche, dae “sas meres de su prantu” come vengono chiamate ad Orune, che ne tessevano le lodi con i loro canti ieratici. La funzione de “su tapinu” era quella di traghettare, di accompagnare il defunto verso l’aldilà. In effetti i decori presenti, i motivi geometrici come le linee a zig zag rappresenterebbero l’acqua come ultimo passaggio verso il regno dei morti, come d’altronde è credenza anche in altre culture.
Tutto intorno i dipinti di Francesco Del Casino – che sembrano vegliare “su tapinu” e allo stesso tempo beneficiare del canto funebre – ispirati alla “Zattera della medusa”, il quadro di Théodore Géricault che racconta del naufragio della fregata francese “Meduse” del 1816 nel quale, su 150 persone, se ne salvarono solamente 15.
Nei dipinti di Del Casino, dalla fortissima carica espressiva, si rivive la stessa angoscia dell’opera di Géricault o della Guernica di Picasso. Come loro, Del Casino sa elevare con la sua arte (ne sono testimonianza i suoi numerosi murales sui muri di Orgosolo) un fatto di cronaca a evento universale.
Come scrive, in maniera impeccabile, Francesca Lai: “ancora oggi Francesco Del Casino, con la sua arte, “sente” il nostro tempo e senza finzioni ne racconta il dolore”. E ancora: “simbolicamente vorremmo prestare questo “Tapinu” ad ogni migrante senza nome, morto nel viaggio. Adagiarlo su di esso e vegliarlo come farebbero i suoi cari, nella casa da cui è dovuto partire”.
Un impatto emotivo forte, che provoca inquietudine. Una situazione immersiva totale, una esperienza sensoriale unica. Per non dimenticare. Per riflettere sul presente.
Nella tromba delle scale, centinaia di “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci, trascritte a mano da altrettanti orgolesi, unite tra loro con dei fili a simboleggiare il senso di comunità, a ribadire che ognuno di noi è legato agli altri, che gli uni abbiamo bisogno degli altri e che l’insieme è più importante del singolo individuo. Allo stesso tempo rappresenta un abbraccio affettuoso della comunità a Francesco del Casino, il più grande ambasciatore di Orgosolo nel mondo e allo stesso Gramsci, ancora oggi, il più grande ambasciatore della Sardegna nel mondo.
Una di queste lettere, scritta il 6 marzo 1933 e indirizzata a Tatiana, prende spunto proprio dal quadro di Géricault, La Zattera della medusa. Nella lettera, Gramsci, evocando l’evento del dipinto, ci fa riflettere sull’essere umano che, in situazioni disperate, subisce quasi un mutamento “molecolare” per il quale le leggi del vivere civile vengono, improvvisamente, scardinate.
E allora si capisce che nulla è lasciato al caso da “Cannasas”, che c’è un filo rosso che, in maniera intelligente e sottile, collega Géricault, Gramsci, Del Casino e Orgosolo.
Paola Lai, presidente dell’Associazione “Cannasas”, ha parlato di “arte partecipata”, che ha coinvolto, in modi diversi, buona parte della popolazione: chi ha scritto i testi “de sos atitos”, chi il testo dedicato a Del Casino eseguito dal “Tenore Supramonte” il giorno dell’inaugurazione, altri hanno trascritto le “Lettere di Gramsci”, altri ancora letto alcune “Lettere” in occasione della serata inaugurale. La comunità tutta ha sposato questo progetto culturale, sicuramente perché valido ma principalmente perché dedicato a Francesco Del Casino. Orgosolo non si è dimenticata di ciò che l’artista senese ha fatto per la crescita del paese, non solo dal punto di vista artistico ma anche politico, sociale e culturale. D’altronde arte partecipata lo è stata la stessa arte di Del Casino che, nella realizzazione dei murales, ha coinvolto i suoi alunni della scuola media ma anche una buona fetta della comunità orgolese, come egli stesso ha dichiarato recentemente in un’intervista a proposito di un Murale dedicato a Pepinu Mereu.
Si passa poi alla “Sala catartica”, dove si può ascoltare una intervista a Del Casino realizzata, a Siena, da Francesca Lai con riprese e montaggio di Antoni Conzu. Il pittore senese parla del suo rapporto con Orgosolo e della genesi dell’attività muralistica, delle letture che hanno ispirato la seconda fase della produzione gramsciana, nella quale è prevalente l’aspetto umano del filosofo sardo, e della folgorazione ricevuta dal dipinto di Géricault, la cui ispirazione ha portato Del Casino a “narrare” il drammatico fenomeno migratorio dei giorni nostri. Emergono dalle sue parole la forte personalità, la profonda caratura morale e civile, ma anche la grande empatia e l’ironia che hanno un effetto catartico rispetto allo stato d’animo creatosi nella prima sala.
Una terza sala è dedicata a Gramsci, con dipinti e sculture in ceramica. Del Casino, che già negli anni ’70-80 del secolo scorso aveva dedicato diversi murales al grande pensatore sardo, come leader storico del comunismo, in questi ultimi anni ha dedicato centinaia di opere a Nino come persona. Come ha scritto Tomaso Montanari: “Del Casino non ci mostra solo la testa di Gramsci. Ce ne mostra le mani grandi e mobili. Mani per scrivere. Ma anche per carezzare. O per bere un caffè, o per fumare una sigaretta. E infine tutto il corpo: quel corpo sofferente che invece qua appare come guarito. Libero: libero finalmente di essere amato”.
Infine l’ultima sala, “I volti di Orgosolo”, sintetizza il passaggio dalla fase “guttusiana”, testimoniata dalla presenza di due grandi pannelli dipinti nei primi mesi della permanenza di Del Casino ad Orgosolo, a quella “picassiana” che sarà definitiva e lo influenzerà nella sua attività successiva e che, in questa sala, è rappresentata da ritratti di donne, uomini e bambini orgolesi.
Davvero un plauso e un grande ringraziamento all’Amministrazione comunale di Orgosolo e all’associazione “Cannasas” che ha allestito con passione, intelligenza, stile e gusto la mostra.
La mostra, inaugurata il 5 agosto alla presenza di oltre duecento persone, in una atmosfera magica, resterà aperta fino al 18 agosto.
Mi sembra superfluo l’invito ad andarci, per uscirne arricchiti umanamente e culturalmente. Ma anche perché migliorerà sensibilmente lo stato d’animo di chi si recherà a visitarla.
Banne Sio
Mentre il tempo passava – Orgosolo a Francesco Del Casino
Patrocinio: Amministrazione comunale di Orgosolo
Allestimento: Associazione Culturale “Cannasas Teatro”
Testi: Francesca Lai
Grafiche e contenuti multimediali: Antoni Conzu
Indirizzo: Corso Repubblica Orgosolo
Orario di apertura: 16-22 tutti i giorni
Ingresso gratuito
Allegare qualche fotografia e locandina