Mentre Confindustria Centrale lancia il grido d’allarme sullo stato dell’economia della zona, e paventa il rischio di desertificazione del Centro Sardegna, l’associazione Nino Carrus non desiste nell’opera di sollecitare iniziative che, partendo dall’esistente, promuovano azioni atte a creare anche piccole imprese ma che comunque affondino le loro radici nella realtà locale e promuovano occupazione.
L’ultima edizione ha dimostrato che analisi e capacità imprenditoriali possono avere buoni frutti. Per questo, quasi testardamente, bandisce la settima edizione del Premio Nino Carrus il cui titolo è abbastanza esplicito: “ Presente e futuro delle zone interne della Sardegna: resistere o pensare a sviluppare una nuova esistenza? Proponi idee e progetti in forme di politiche pubbliche, di iniziative imprenditoriali, sociali e culturali”.
Tutto questo mentre dagli industriali del Nuorese giunge la lamentela dello stato di abbandono del territorio dove, in 15 anni, è stato perso il 40% del valore aggiunto, mancano strutture importanti come la banda larga, la ferrovia per Nuoro, le strade.
I consorzi industriali, compreso quello di Macomer, sono commissariati da 15 anni. In particolare poi per quello del Marghine si teme venga assorbito. Recentemente un barlume di speranza, almeno per qualche decina di operai che vi lavorano, ha destato la notizia della ripartenza del compostaggio a Tossilo. Qualche sana iniziativa si vede nel campo della grande distribuzione e dell’alimentare, ma i numeri di occupati di un tempo è lontano. Il Corso di Macomer, già vetrina smagliante della città, è ora una grigia fila di serrande abbassate. Ne si può sperare in facilitazioni economiche da quando le Zes sono state individuate nelle zone costiere e i fondi del PNRR sembra che non arrivino. In compenso continuano a chiudere i servizi: ultimo il Giudice di pace per mancanza di personale. Il Premio Nino Carrus non risolverà certamente le grandi assenze, ma almeno lascia acceso un lumicino.
P.G. Vacca
