“A colpi di pedale”: a Nuoro una mostra sul ruolo della bicicletta durante la Resistenza

Franceschino Nieddu

“A colpi di pedale”: a Nuoro una mostra sul ruolo della bicicletta durante la Resistenza

mercoledì 19 Aprile 2023 - 18:12
“A colpi di pedale”: a Nuoro una mostra sul ruolo della bicicletta durante la Resistenza

La Bicicletta nella Resistenza, a colpi di pedale (foto G.Pacileo)

di Franceschino Nieddu

NUORO – La mostra La Bicicletta nella Resistenza, a colpi di pedale, realizzata dall’Associazione Culturale Stella Alpina di Pombia (Novara) è stata esposta in molte parti d’Italia, dal Piemonte alla Lombardia e Veneto. Nel 2018, in occasione delle tappe del Giro d’Italia era a Novi Ligure, nei locali del Museo dei Campionissimi, a Novara nel 2021 al Museo del Castello. In questi giorni è a Nuoro e, contemporaneamente, a Cassano Magnago (Varese) nelle scuole e in spazi comunali per il Giro d’Italia che arriverà il 20 maggio.

Una serie di pannelli con immagini, testimonianze,  realizzata in tre sezioni, per conoscere la storia del bicipite  durante la lotta partigiana. La prima sezione è dedicata all’uso della bicicletta da parte dei partigiani i (GAP) Gruppi di Azione Patriottica, per importanti azioni di guerriglia, staffette, diffusione di volantini con appelli al boicotaggio, insurrezione, rivendicazione di azioni militari contro i nazi-fascisti.

Oltre alla divulgazione di fogli, giornali clandestini, trasporto  di armi, esplosivi, documenti falsi  (carte d’identità e passaporti), affinché i resistenti potessero passare i posti di blocco senza essere riconosciuti, o espatriare, come per gli ebrei.

Riporta le squadre di ciclisti comunisti, che partecipavano alle gare, come scrivevano alcuni giornali clandestini dell’epoca, ricordiamo La Nostra Lotta rivista degli intellettuali antifascisti fondata da Concetto Marchesi, L’Unità di Antonio Gramsci.

La seconda, invece, è dedicata a coloro che fecero la scelta di lottare per la libertà, con dichiarazioni di numerose partigiane e partigiani, come il Comandante Giovanni Pesce: «Senza la bicicletta i combattenti delle Brigate GAP nelle città, durante la Resistenza, non avrebbero potuto esistere». E ancora, «Come avrebbe potuto operare a piedi un gappista in una città resa semideserta dalla guerra e presidiata dai nazifascisti? Senza la bicicletta tutta l’attività clandestina non avrebbe potuto muoversi con tutta quella relativa scioltezza con la quale si muoveva».

La terza sezione riguarda Gino Bartali, una storia a fumetti, a volte romanzata, su come trasportava nascosti nel tubolare della bicicletta, documenti d’identità destinati a ebrei e partigiani per superare i blocchi dei militari, fornire messaggi ai gruppi della resistenza sulla presenza o transito delle colonne nazifasciste. Cattolico praticante, nel 1938 Bartali vinse una tappa del Tour de France, dedicò la vittoria alla Madonna di Lourdes, anziché al Duce come dovevano fare gli atleti  e non indossò la maglia nera. Questo suscitò l’indignazione dei gerarchi fascisti e  intensificarono i controlli nei suoi confronti. Fu arrestato poi scarcerato, poiché un militare che lo conosceva, garantì per lui sostenendo che era uno sportivo non interessavano la politica e partigiani. La storia di Bartali ha la sua importanza non solo per il contributo dato nella Resistenza, ma successivamente, quando ha vinto il giro di Francia nei giorni dell’attentato a Togliatti, tutta l’attenzione si concentrò su questo avvenimento. Nel 2013 Bartali è riconosciuto da Israele come Giusto tra le Nazioni per aver salvato centinaia di ebrei, un giorno gli chiesero perché non ha mai raccontato tutto quello che ha fatto per gli altri, lui rispose che il bene si fa ma non si dice.

La storia è fatta di tante piccole storie, qualcuna ci appartiene, come per me questa mostra. Era il 2018, un momento particolare della mia vita e mi trovavo a Genova. Vennero a trovarmi un compagno dell’Associazione Culturale Stella Alpina, che conosco dagli anni ’80, insieme a un Comandante partigiano, comunista, della Liguria.

Al momento di andare via il compagno partigiano mentre mi abbracciava disse: «Andiamo a definire gli ultimi dettagli della mostra sulla bicicletta nella Resistenza, la dedichiamo a te perché presto potrai tornare nelle nostre lotte». Poi all’uscita dalla stanza salutarono a pugno chiuso.

Rientrato a Nuoro ho voluto portare la mostra per esporla alla mia città, ho predisposto i materiali e li o affidati a un’associazione antifascista. Sono passati gli anni

Peccato che adesso, al momento dell’allestimento a Nuoro, nessuno si sia preoccupato di coinvolgermi, di citarmi e di informarne l’Associazione Culturale Stella Alpina di Pombia, che a suo tempo l’ha realizzata.

F.Nieddu

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