Sanità. La ASL del Sulcis impone il “bavaglio” repressivo ai medici per coprire le criticità

Franceschino Nieddu

Sanità. La ASL del Sulcis impone il “bavaglio” repressivo ai medici per coprire le criticità

domenica 17 Aprile 2022 - 08:12
Sanità. La ASL del Sulcis impone il “bavaglio” repressivo ai medici per coprire le criticità

Un'ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale Sirai di Carbonia

La ASL del Sulcis comunica che per motivi di salute, cinque medici del Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia, sono impossibilitati a coprire il servizio dell’emergenza urgenza cui è deputato questo presidio ospedaliero.

È inconcepibile che la ASL, per evitare la chiusura del Pronto Soccorso del Sirai di Carbonia, condanni alla chiusura il Pronto Soccorso del CTO di Iglesias, già in forte sofferenza. Il trasferimento di tutto il personale sanitario (medici, infermieri e oss) dal Pronto Soccorso del CTO di Iglesias a Carbonia, non può essere la soluzione.

Ma a beffa si aggiunge beffa. Con una circolare la Direzione Generale, minaccia tutti i dipendenti della ASL, “rammentando ai direttori, ai responsabili in indirizzo e a tutti i dipendenti di questa ASL che, nei rapporti con gli organi di stampa e nella gestione di propri profili social network, è fatto divieto assoluto di divulgare notizie d’ufficio e assumere giudizi o affermazioni lesive dell’onorabilità e della reputazione dei propri superiori gerarchici e dei colleghi in genere… Il mancato rispetto della norma di comportamento darà luogo a provvedimenti disciplinari nelle sedi opportune”.

La minaccia “è proibito rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e a chicchessia senza autorizzazione”, è la formula repressiva con cui già in precedenza, i vertici della Sanità violano i diritti dei lavoratori alla libertà di opinione, di espressione e d’informazione con conseguente limitazione della vigilanza sulla sicurezza dei malati e sui loro diritti ad essere curati adeguatamente.

La Rete Sarda, denuncia ancora una volta gli effetti devastanti dell’aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico e della gestione privatistica che impone la “fedeltà aziendale” al personale sanitario.

Il crollo degli ospedali pubblici e le gravi ricadute sulla salute delle persone, non può avvenire in silenzio, imponendo il “bavaglio” agli operatori sanitari.

L’auspicio è che i vertici della Sanità sarda intervengano con le misure appropriate per il ripristino non solo del Pronto Soccorso del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia, ma di tutto il sistema sanitario pubblico di cui noi sardi non possiamo fare a meno.

F.Nieddu

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