Dopo quasi una settimana di protesta degli autotrasportatori sardi contro il caro carburanti e materie prime, il mondo delle campagne inizia a fare la conta dei danni, alla luce dei tanti prodotti freschi pronti ad essere messi in vendita ma poi rimasti bloccati. La Cia-Agricoltori Italiani ha già stimato in 15 milioni di euro i danni per l’ortofrutta in Sardegna e per le 2.500 aziende del settore rappresentate all’80% da carciofeti. Ed è proprio il settore dei carciofi il più colpito nell’Isola. E’ tutto bloccato: nessuno li raccoglie più perché lo sciopero dei Tir nei porti non ha consentito di inviare la merce nei mercati della Penisola. «Lavoro in una cooperativa ortofrutticola che esporta fuori dai confini isolani carciofi, asparagi, zenzero, per la grande distribuzione – spiega a un agricoltore del nord Sardegna -. Negli ultimi giorni i tir con la nostra merce sono rientrati con il carico completo in azienda perché non li hanno fatti imbarcare. E questo è un danno economico apicale, per i nostri soci produttori e anche per i nostri dipendenti che oggi non lavoreranno e probabilmente neppure nei prossimi giorni. Senza contare che ci sono aziende sarde che hanno bisogno di approvvigionarsi di materie prime dall’Italia e che sono ferme perché non hanno i materiali per lavorare. La situazione economica delle nostre aziende rischia di essere notevolmente compromessa».
«Abbiamo perso 195mila carciofi al giorno – racconta all’Unione Sarda il presidente della cooperativa La Collettiva di Samassi, Giancarlo Secci – praticamente 500mila euro alla settimana. Spero che la situazione si sblocchi presto, soprattutto per quanto riguarda le merci deperibili prodotte in Sardegna e destinate ai mercati nazionali ed esteri. I nostri carciofi sono rimasti nei campi, mentre in Sicilia e Puglia stanno lavorando regolarmente e garantiscono la distribuzione».
