La crisi del commercio negli ultimi anni si è fatta sentire al punto che migliaia di attività hanno chiuso anche in Sardegna. Giambattista Piana direttore regionale Confesercenti in questa intervista da una spiegazione dettagliata della realtà economica isolana.
Siamo alla fine del 2021, in questo anno quante attività commercio al dettaglio hanno chiuso in Sardegna ?
Il 2021 per il commercio al dettaglio è stato un altro anno di crisi nerissima. Secondo i dati del registro delle imprese, nel settore, tra gennaio e novembre 2021 hanno chiuso in Sardegna 1271 commercianti al dettaglio (divisione G.47 del registro Imprese): quasi un commerciante per ogni 1000 abitanti. Le iscrizioni (880) hanno in parte mitigato il danno che resta comunque grave per un saldo finale negativo di 391 attività: in sostanza sono andato persi oltre 700 posti di lavoro.
Nella crisi generale del commercio quanto ha influito il Covid-19?. Quali sono nello specifico le tipologie di attività più colpite ?
Non è semplice fare classifiche di questo tipo che siano valide per tutti i vari “periodi” della pandemia (periodi di chiusura e non) e aree geografiche. Si può comunque sicuramente affermare che l’abbigliamento e la ristorazione, in tutte le sue varie sfumature, sono i settori che più di tutti hanno sofferto gli effetti delle chiusure e restrizioni disposte dalle autorità per contrastare l’emergenza sanitaria; per questi due settori le perdite si quantificano vicine al -50%; ma in generale tutto il no food ha mediamente perso circa il 40%. Solo a settembre 2021 le vendite al dettaglio sono tornate ai livelli del 2020. A riferirlo sono i dati diffusi dall’istituto di statistica relativi sia al settore alimentare e non.
La vendita online secondo Confesercenti quanto ha inciso ? Confesercenti come è intervenuto e come intende intervenire nel supporto di questa situazione?
Quanto l’online abbia inciso sulle chiusure è difficile da quantificare. Ciò che si può affermare è che le vendite online (soprattutto di prodotto) sono cresciute a dismisura proprio nel periodo Covid; parliamo di percentuali in alcuni settori a tre cifre, un’enormità. In generale nel 2021 gli acquisti online hanno raggiunto il valore di 39,4 miliardi di euro facendo registrare un +21% rispetto al 2020 dove già si era registrato per l’acquisto di prodotti un +45% rispetto al 2019. (Fonte Osservatorio eCommerce). Questo è un processo a mio avviso irreversibile su cui poco possono fare i Governi, nazionale ed europeo, immaginiamo la Confesercenti sarebbe assurdo pensare e dire il contrario. Dobbiamo però liberarci dall’idea che l’on line possa spazzare via i nostri settori: gli esercizi di vicinato rimarranno, e per alcune tipologie forse saranno ancora più diffusi di oggi. L’ondata di innovazione non va temuta, ma cavalcata, e dico questo consapevole di quanto sia più facile a dirsi che a farsi. Gli imprenditori, però dovranno avere requisiti culturali e conoscitivi di cui, oggi, spesso non si dispone. Per questo dobbiamo concentrarci tutti sulla preparazione: chi ha responsabilità di Governo, deve intervenire per garantire un maggior sostegno alla formazione imprenditoriale e all’utilizzo delle tecnologie digitali, con l’obiettivo di introdurre modelli culturali moderni e creare una classe di imprenditori in grado di rispondere alle sfide di oggi. Questo dev’essere la sfida per il futuro; su questo già ci siamo adoperati e continueremo a farlo, ma servono risorse da destinare al comparto .
Giuseppina Contieri
