Mentre fino a ieri si spegnevano le ultime riaccensioni, segno di una bonifica incompleta, cessata la convulsione, è rimasto il tempo per guardarsi intorno e vedere cosa è successo.
L’analisi della distruzione del Montiferru e della Planargia è desolante: dappertutto cenere ed alberi abbattuti dal fuoco. Il comune più colpito è certamente Cuglieri che vede distrutti 4500 ettari, tra boschi ed oliveti, un numero ancora imprecisato di animali morti, e chissà quanti selvatici, nonché parecchie aziende agricole completamente atterrate.
Ci vorranno almeno 15 anni per riprendersi, dicono alla Coldiretti.
Passata la concitazione dovuta alla presenza delle fiamme si discute ora se il tutto poteva essere previsto e cosa fare perché nel futuro non si ripeta la tragedia.
I sindaci del Montiferru, ma anche quello di Bosa, insieme a quello di Macomer, città che ha avuto, qualche giorno prima, un grosso incendio nella zona industriale di Tossilo, auspicano, per il futuro, un’azione unanime delle diverse Unioni dei Comuni, per stabilire una futura strategia contro il fuoco.
L’entità del recente incendio e la contiguità delle regioni storiche di appartenenza, mostrano che il fuoco non conosce confini e quindi si intravvede la necessità di una azione molto vasta.
L’altra domanda che sorge spontanea è se il tutto si poteva prevedere. Eppure un comitato spontaneo del Montiferru aveva denunciato, ai primi di giugno, lo stato di abbandono delle campagne, l’impenetrabilità delle strade, a causa dell’invasione della vegetazione e l’accumulo di materiale combustibile nei boschi abbandonati a se stessi. Ancora allarmante la denuncia dei Vigili del fuoco che, tramite il loro sindacato, il 6 luglio denunciavano i ritardi nell’avvicendamento dei quattro direttori dei servizi territoriali con conseguenti ritardi nella pianificazione. E ancora il Presidente dell’ANCI, Emiliano Deiana, che, in una nota, ha denunciato carenze nell’organico di Forestas, di 1500 operai e 400 unità nel Corpo Forestale. E ci fermiamo qui perché ci sarebbero altri ritardi.
Ora c’è chi propone sofisticati sistemi di sorveglianza tramite satellite o droni. Gia qualche anno fa Giuseppe Mariano Delogu e ora anche Giorgio Vacchiano da Milano e Davide Ascoli da Torino, tutti esperti forestali, suggeriscono la cura del bosco che, lasciato a se stesso, diventa un deposito di combustibili. Così anche i terreni abbandonati che, ricopertisi di macchia mediterranea, non possono essere più toccati. Il vecchio pascolo nel bosco, il ghiandatico, non creava questi problemi. Anche il Presidente dell’ANCI auspica che si riveda la legge che proibisce la manutenzione dei boschi. Le variazioni climatiche che stanno interessando tutto il pianeta fanno temere che, soprattutto con l’aumento delle temperature che disidratano il fogliame, i pericoli d’incendio andranno aumentando e, visto che i folli incendiari o le cause accidentali non mancheranno mai è necessario provvedere al più presto.
Pier Gavino Vacca
