Progetto per Nuoro lancia un appello: “Non dimentichiamoci dei detenuti di Badu ‘e Carros”

Sonia

Progetto per Nuoro lancia un appello: “Non dimentichiamoci dei detenuti di Badu ‘e Carros”

sabato 05 Giugno 2021 - 11:11
Progetto per Nuoro lancia un appello: “Non dimentichiamoci dei detenuti di Badu ‘e Carros”

Nuoro. L'ingresso al carcere di Badu 'e carros (foto S.Novellu)

In Sardegna manca il Garante Regionale per i detenuti: un adempimento purtroppo disatteso sino ad oggi. Progetto  per Nuoro ha sostenuto la raccolta firme promossa dall’Associazione radicale “Diritti alla follia” per sollecitare la Regione Sardegna a  effettuare questa nomina come previsto dalla Legge regionale n° 7 del 2011.

L’obiettivo di raccogliere, nell’arco di trenta giorni, cento firme a sostegno della petizione da discutere in Aula è stato abbondantemente superato. La mozione sottoscritta da oltre duecento cittadine e cittadini sarà depositata il 5 giugno e illustrata nel corso di una conferenza stampa che si terrà lunedì 7 giugno, alle ore 11:30, a Cagliari in viale Buoncammino (fronte ingresso ex carcere).

La Commissione Diritti civili di Progetto per Nuoro ha colto l’occasione della petizione per incontrare  diverse figure, istituzionali e non, per conoscere la Casa Circondariale Badu ‘e Carros e condividere con il territorio una realtà di cui poco o niente si parla.

La struttura, nota anche come la “fortezza grigia”, dagli anni ’70 campeggia alla periferia sud della città. A lungo simbolo di malessere, teatro di efferati episodi, ma anche di importanti battaglie civili, è oggi inglobata e parte del paesaggio urbano del quartiere Badu ‘e Carros, che negli ultimi anni ha conosciuto un processo di urbanizzazione molto spinto.

La Casa Circondariale, istituto di massima sicurezza con il regime di detenzione speciale cui venivano e vengono destinati detenuti particolarmente pericolosi per mafia o terrorismo, accoglie (rilevazione del 30/04/2021) circa 280 detenuti (di cui 13 stranieri), la maggior parte dei quali in regime di media e comune detenzione e un centinaio in regime di alta sicurezza.

«Poco niente trapela sulle condizioni i vita dei detenuti, sullo stato delle strutture e dei servizi, sulle relazioni. Di certo sappiamo che il numero di agenti non è assolutamente adeguato a gestire in sicurezza la popolazione carceraria. Le organizzazioni sindacale denunciano un organico ridotto, condizioni e turni di lavoro massacranti, aggravatesi ulteriormente con l’apertura, nella ex sezione femminile ristrutturata, di una zona speciale. L’emergenza Covid ha contribuito a inasprire una situazione già al collasso che potrebbe essere superata con l’assunzione di 15 nuovi sottufficiali, già previsti nella pianta organica» dicono gli esponenti del movimento non tralasciando il fatto che: «son presenti e molte attive delle figure che fungono da anello di congiunzione tra la realtà carceraria e la città e che per i detenuti costituiscono una finestra sul mondo esterno. A partire dalla Garante dei detenuti nominata dal sindaco Soddu, l’avvocata Giovanna Serra, che svolge un ruolo di garanzia, di osservazione , e di dialogo tra il carcere e i detenuti, vigila sulle condizioni detentive perché i luoghi di detenzione non siano privativi di tanti altri diritti soggettivi e perché non vengano mai meno la dignità della persona e il rispetto del dettato costituzionale». Progetto per Nuoro ricorda anche il ruolo dei docenti che si occupano dei corsi scolastici per i detenuti e dei volontari che organizzano le attività ludiche e costituiscono una ventata di notizie dal mondo di fuori e imprescindibili scambi umani. Sono circa dieci, oltre alle sei dell’associazione “Sesta Opera”, presente all’interno del carcere dai primi anni ‘80, che «in stretta collaborazione con la direzione carceraria presta assistenza e dà riposte ai bisogni pratici dei detenuti» dice una delle volontarie.

All’esterno c’è il lavoro importante svolto dalla cooperativa sociale “Ut Unum Sint”, che fa capo a don Piero Borrotzu, mirato a favorire e promuovere inserimenti socio lavorativi presso Aziende agro pastorali, laboratori artigianali, accompagnando i beneficiari con azioni educative e di prevenzione.

Vi sono inoltre tanti altri aspetti più o meno critici e controversi della Casa Circondariale, che sarebbe auspicabile affrontare in Consiglio Comunale, dando alla comunità del nuorese un bel segnale di presa in carico di una realtà complessa e restituendo visibilità ad un pezzo della città. Come  ricorda Antigone, l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale: «Il carcere è parte del territorio su cui insiste; non è un corpo estraneo da rimuovere dalla vista e dalla coscienza. Occorre anzi che le amministrazioni locali tengano in considerazione la sua presenza nel territorio, avendo cura di adottare politiche e misure che possano aumentare le possibilità di comunicazione tra il fuori e il dentro».

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