Pazienti e volontari protestano incatenati per la riapertura dell’Hospice: “Vogliamo risposte da Cagliari” – VIDEO

Sonia

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Pazienti e volontari protestano incatenati per la riapertura dell’Hospice: “Vogliamo risposte da Cagliari” – VIDEO

mercoledì 28 Aprile 2021 - 19:29
Pazienti e volontari protestano incatenati per la riapertura dell’Hospice: “Vogliamo risposte da Cagliari” – VIDEO

Nuoro. Manifestazione perla riapertura dell'Hospice (foto S.Novellu)

Ennesima battaglia, oggi all’ospedale Zonchello di Nuoro, da parte dei pazienti oncologici e i volontari per vincere la guerra ovvero la riapertura dell’Hospice.

Le associazioni Vivere a Colori e Kairos si sono date appuntamento alle ore 17.00 e inscenato la protesta incatenandosi all’ingresso della struttura con un unico obiettivo: avere risposte chiare su quanto che sta realmente accadendo.

Marilena Pintore referente dell’associazione Vivere a Colori parla di un decadimento della sanità territoriale che costringe pazienti oncologici e non solo a viaggi della speranza per ricevere cure e terapie, con un’inversione di tendenza rispetto alle promesse fatte da parte dell’assessore  regionale alla Sanità Mario Nieddu e dal commissario straordinario regionale Massimo Temussi: «abbiamo fatto tanti incontri che fin ora non hanno portato sostanzialmente a niente».

Le immagini della manifestazione:

Oncologici, parenti e volontari questa volta pretendono risposte chiare da Cagliari perché la direzione sanitaria locale ha dimostrato la massima disponibilità per la riapertura e per far arrivare i medici ma la situazione non si è affatto sbloccata, come del resto non c’è stata alcuna riapertura ufficiale il 26 aprile, ultima data annunciata.

Michele Siotto, malato oncologico nonché consigliere Comunale teme che i mali della sanità nuorese non siano ascrivibili a questioni di interesse per un trasferimento delle risorse dal pubblico al privato.

Giuseppina Raggio dell’associazione Kairos evidenzia che le criticità c’erano da tempo e di recente si sono acutizzate: «siamo arrivati anche ad avere 8 ricoveri sulla massima capienza di 6, con due medici che alla fine si riducevano a uno solo in reparto perché l’altro era impegnato nell’assistenza domiciliare. Chiediamo di riportare dignità a queste persone perché, finché si può, è giusto che i malati debbano essere seguiti a casa ma quando il dolore diventa insopportabile non si può pretendere che subiscano ulteriore calvario».

Adesso bisogna aspettare e capire se da Cagliari arriveranno le risposte che non sono solo pretese ma dovute, la dove il confine tra la morte e la sofferenza è si fa sempre più labile.

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