Oltre venti giorni per effettuare un tampone e ancora nessuna chiamata dagli uffici competenti. Ennesima storia di un’ordinaria quotidianità che, ormai da tempo, sta costringendo tanti nuoresi a rimanere a casa in un’attesa estenuante e densa di angoscia.
L’ennesima testimonianza giunge in redazione da parte della signora Anna, che nel raccontare la propria esperienza di vittima della cattiva gestione del Covid in Sardegna chiede a gran voce: «Vorrei sapere come mi devo comportare o cosa dovrei fare per poter effettuare un tampone?».
Anna spiega che, dopo aver avuto contatti con sua madre, positiva e ricoverata nel reparto Covid del San Francesco, ha avuto la febbre a 38 e mezzo e si è resa conto di aver la percezione del gusto alterata, se non del tutto assente.
Tutto questo accadeva tra fine ottobre e primi di novembre. Ora sta meglio ma è da circa tre settimane imprigionata tra le mura domestiche con due bambini che dovrebbero rientrare a scuola. «Appena mi sono resa conto di quanto stava accadendo, ho allertato subito il medico di base che per ben due volte fatto la dovuta segnalazione all’USCA ma, a oggi, nessuno mi ha contattata».
«Quanto dovrò ancora attendere prima che qualcuno mi dica cosa devo fare e mi sottoponga al tampone?».
Questa non è certo l’unica segnalazione ricevuta in tal senso, evidentemente il vizio di comunicazione continua a essere gravemente diffuso.
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