Nuoro. Un semplice raffreddore e scatta il protocollo Covid: bimbo a casa 15 giorni in attesa di un tampone mai fatto

Sonia

Nuoro. Un semplice raffreddore e scatta il protocollo Covid: bimbo a casa 15 giorni in attesa di un tampone mai fatto

venerdì 02 Ottobre 2020 - 13:21
Nuoro. Un semplice raffreddore e scatta il protocollo Covid: bimbo a casa 15 giorni in attesa di un tampone mai  fatto

Un bambino con l'influenza

Semplici raffreddori, mal di gola e banali influenze, quelli che sono segni tipici di malanni stagionali  vengono confusi  con i sintomi del tanto temuto Covid. Questo fatto si farà ancora più preoccupante da ora in avanti, con l’arrivo dell’inverno, oltre che per noi soprattutto per i nostri figli, ormai rientrati a scuola dove, nonostante i rigidi protocolli ministeriali, la permanenza in ambienti chiusi renderà più semplice la diffusione delle normali influenze stagionali.

Lo sa bene una mamma e imprenditrice di Nuoro, di cui tuteliamo l’anonimato, la cui testimonianza esemplifica bene quanto appena evidenziato, un calvario cui tutti i genitori con figli a scuola, da ora in poi dovranno mettere in conto.

«Sabato scorso (19 settembre), la giornata era molto calda – racconta la protagonista della vicenda, io e il mio bimbo di 4 anni, che frequenta una scuola materna cittadina, ci rechiamo al supermercato per fare la spesa». All’interno dei locali l’aria condizionata è molto alta, quindi come spesso capita, il bimbo purtroppo si prende un colpo d’aria. «La sera stessa il bambino accusa i primi sintomi del raffreddore: mal di gola ma senza febbre. Trascorso il weekend, per precauzione tengo il bimbo a casa e chiamo la scuola che mi consiglia di segnalare la situazione al pediatra».

In questo modo il genitore piomba suo malgrado all’interno della spirale delle procedure anti-Covid: «Il pediatra rifiuta di visitare il bambino e, senza una valutazione clinica, segnala la situazione al dipartimento di Prevenzione per sospetto Covid».

La mamma precisa che il bimbo non ha avuto neanche una linea di febbre: «In tutti questi giorni il bambino non ha mai avuto febbre ma solo raffreddore, mal di gola e qualche colpo di tosse. Il pediatra di riferimento, quindi, mi dice che entro 48 ore dalla segnalazione sarei stata contattata dalle autorità competenti per l’esecuzione del tampone a mio figlio».

Al 30 settembre (mercoledì scorso ndr) nessuna telefonata. Lei, intanto, titolare di un’azienda a conduzione familiare, tra mille difficoltà è costretta a tenere il piccolo a casa, nonostante lui nel frattempo sia completamente guarito. Nessun sintomo, dunque, nessuno fa il tampone, ma non può rientrare a scuola.

«A questo punto – prosegue la mamma – abbiamo telefonato nuovamente il pediatra il quale ha ribadito che dobbiamo attendere la chiamata del’ATS, rifiutando di visitare il bambino e di fare il certificato medico per il rientro a scuola. Abbiamo chiesto anche se potevamo fare, a nostre spese, il test sierologico ma ci siamo sentiti rispondere che il test non è attendibile!».

L’epilogo della storia è che, dopo diversi tentativi andati a vuoto di contattare telefonicamente l’ASSL ATS, grazie alla sua caparbietà la donna il 2 ottobre è riuscita a risolvere il problema facendo visitare il piccola in privato, da un pediatra a pagamento il quale, dopo essersi accertato che era avvenuta la piena guarigione dal semplice raffreddore, ha rilasciato il certificato grazie al quale, finalmente, lunedì prossimo 5 ottobre, il piccolo potrà rientrare a scuola. Due settimane di calvario, che neanche a farlo apposta corrispondono ai tempi di una inutile (in questo caso) quarantena,

«Siamo consapevoli della mole di lavoro per tutti ma noi genitori ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni» conclude la donna con una domanda che è quella di tutti i genitori: «Siamo solo all’inizio, come faremo questo inverno con l’arrivo delle altre sindromi influenzali che, inevitabilmente, sono in arrivo?».

So.Meloni

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