Coronavirus. L’epidemiologo Andrea Crisanti: “I focolai sono normali, ma bisogna isolarli e controllarli”

Sonia

Coronavirus. L’epidemiologo Andrea Crisanti: “I focolai sono normali, ma bisogna isolarli e controllarli”

martedì 07 Luglio 2020 - 12:58
Coronavirus. L’epidemiologo Andrea Crisanti: “I focolai sono normali, ma bisogna isolarli e controllarli”

Andrea Crisanti, epidemiologo e direttore del laboratorio di virologia e microbiologia dell’università-azienda ospedale di Padova,  in un’intervista rilasciata a “Il Messaggero” ha spiegato che: «I focolai sono normali. Già ad inizio di aprile avevo detto che l’epidemia sarà costellata da tanti focolai e che bisogna avere la capacità di isolarli e controllarli. A questo punto aggiungo che probabilmente a ottobre, novembre saranno sicuramente più frequenti e di dimensioni maggiori».

Crisanti ha precisato inoltre che: «la differenza tra focolai e seconda ondata si basa tutta sulla nostra capacità di reazione, sulla tempestività con la quale vengono identificati e sulle procedure che verranno applicate.  È un passo nella direzione giusta predisporre test e tamponi per i voli in arrivo, ma perché sia efficace serve la giusta “capacità operativa”. Teoricamente saremmo ancora in tempo, diciamo che siamo all’ultimo momento giusto. Difficile dire se i rischi siano maggiori per casi autoctoni o importati, sicuramente – ha precisato il noto epidemiologo – il virus circola ancora e a un certo punto si confonde tutto. L’Italia sta in una bolla, il virus ormai sta in tutto il mondo, domenica ci sono stati più di duecentomila nuovi casi, siamo in piena pandemia».

Secondo Crisanti, l’impatto dell’importazione di nuovi casi è stato sottovalutato; la maggior parte dei focolai sono tutti d’importazione e non è stato valutato in maniera completa ciò che sta succedendo negli altri Paesi come Israele o Spagna.

Sul tema, controverso e discusso questi ultimi giorni, del Trattamento sanitario obbligatorio per chi mette a rischio la salute degli altri, il direttore ha qualche perplessità: «esiste soltanto per le malattie psichiatriche, e comunque è un caso estremo. È una questione molto complessa. E poi se noi prendiamo una persona per fargli un Tso, dobbiamo dargli una cura che funziona. E al momento non esistono terapie efficaci. Quindi  non sarebbe più un Tso, ma una detenzione sanitaria. Sicuramente quella persona va messa nelle condizioni di non trasmettere il virus».

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