“URBI et ORBI”: la via Crucis del performer nuorese Mette per ricordare il Covid- 19

Sonia

“URBI et ORBI”: la via Crucis del performer nuorese Mette per ricordare il Covid- 19

lunedì 06 Luglio 2020 - 09:47
“URBI et ORBI”: la via Crucis del performer nuorese Mette per ricordare il Covid- 19

La performance di Nicola Mette

Un sabato mattina come gli altri o quasi, a Milano. In una normalità ormai stravolta dai numeri e dalle paureNicola Mette per l’esattezza, sabato mattina le scarpe le ha lasciate a casa. E ha deciso di rimettere gli abiti dell’Artista impegnato, percorrendo le sue orme scalze, vestito come un paziente ricoverato in terapia intensiva in ospedale, con indosso un respiratore e carrellino con flebo.URBI ET ORBI, questo è il nome dato alla sua azione di protesta, fa riferimento alla benedizione impartita da Papa Francesco il 27 Marzo 2020 in piena pandemia, in una piazza San Pietro deserta e bagnata, dove il significato religioso assume un valore civile di una comunicazione estesa a tutti i cittadini.

La performance però, nei suoi connotati più aspri, vuole essere – sì legge nel comunicato stampa dell’iniziativa – una denuncia nei confronti dei politici da Trump, a Bolsonaro fino al Presidente della Regione Lombardia Fontana per la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria vissuta.

È dunque un monito a non mollare questa lunga camminata di Nicola Mette, che da piazza San Babila si è presto articolata verso i luoghi simbolo della vivere milanese attraversando anche piazza Duomo nella quale, per gioco del destino, in quei minuti si raccoglieva la protesta degli infermieri di tutta Italia contro gli aumenti promessi ma adesso più che mai nebulosi.

Mette non è nuovo ad azioni di protesta del genere.  È un performer molto sensibile ai dolori che il tempo, la storia e la politica sanno infliggere.

E invece Nicola ha raccolto anche solidarietà durante la via crucis sua (ma idealmente di tutti), perché stavolta la gente ha sentito come propria quella camminata dolorosa, quell incedere “malato”, ma convinto e orgoglioso. Il performer ha deciso di incarnare, ad un tempo, il ricordo di chi la terapia intensiva non l’ha superata, le macerie di ciò che resta, la riconoscenza per chi ha fatto più di quanto poteva, l’indignazione per i ritardi e le mancanze, l’irritazione per in proclami e le polemiche sterili.Ha tenuto legati i fili del senso civico, e dunque della politica, con quelli del sentire interno e della religione.

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