Macomer. Nella Maggioranza due posizioni diverse sulla “Fase 2”

Salvatore

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Macomer. Nella Maggioranza due posizioni diverse sulla “Fase 2”

sabato 02 Maggio 2020 - 10:13
Macomer. Nella Maggioranza due posizioni diverse sulla “Fase 2”

Macomer, l'ingresso al palazzo Comunale (foto S.Novellu)

Disparità di vedute sulla gestione della “Fase 2” all’interno della Maggioranza al comune di Macomer.

Nei giorni scorsi il sindaco Antonio Succu aveva fornito delle raccomandazioni sulla uscita dal periodo di quarantena precisando che, pur ritenendo necessaria la “Fase 2” per un ripresa delle attività produttive, sarebbero state necessarie delle precauzioni (APPROFONDISCI).

«In maniera prudente e progressiva – dice Succu – dai prossimi giorni riprenderanno diverse attività produttive e si riprenderà ad uscire di casa. Auspichiamo che ciò avvenga nel pieno rispetto delle regole stabilite dal Governo, Regione ed ordinanze sindacali. Ciò che deve essere chiaro è che non si torna alla normalità. Per quanto tempo non lo sappiamo».

Il Sindaco, che è un medico, spiega anche la sua posizione ricorrendo ad argomentazioni scientifiche, citando gli scritti del professor Burioni. In pratica quest’ultimo spiega che il virus deve fare un certo corso e che il numero basso di tamponi positivi registrato in Sardegna potrebbe voler dire che il Covid19 non ha espresso ancora tutta la sua potenzialità, mentre il vaccino sembra essere lontano e molti altri aspetti non sono del tutto conosciuti. Proprio per questo Succu paventa il comportamento di qualche incosciente e continua a raccomandare mascherine, guanti, distanza sociale e rispetto delle regole stabilite dal governo.

Di parere diverso Gian Franco Congiu, capogruppo di Maggioranza al Comune che, in questo caso, si firma anche portavoce del Partito dei Sardi. «Solinas – esordisce Congiu, forte e chiaro – basta tentennamenti, in Sardegna tutte le attività possono e devono riaprire immediatamente». Congiu spiega la sua presa di posizione partendo dall’autorizzazione concessa dal governo all’apertura dei locali dove si fanno scommesse di stato. «Se questo serve per assicurare coperture finanziarie allo Stato, allo stesso modo lo possono fare le altre attività. Il divieto di apertura – spiega ancora Congiu (che non tocca l’aspetto medico della questione) – crea conseguenze disastrose nei bilanci familiari e nelle entrate dei comuni».

Ancora più forte il rappresentante del PdS, più avanti, dopo avere denunciato di essere stati “sottoposti” alla quarantena senza opporre resistenza, nonostante la consapevolezza della insufficienza e, per certi versi, illegittimità degli innumerevoli DPCM, che rimangono meri “provvedimenti amministrativi”, ed essersi ancora “sottoposti” alle chiusure per prevenire il contagio, conclude che, avendo derogato lo Stato per la riapertura dei luoghi delle scommesse, non vi è più alcuna valida ragione per imporre un blocco alle altre attività produttive.

Posizione, come si vede, forse più avanzata anche di alcune amministrazioni regionali. Proprio in questi giorni il Presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato come i DPCM non violino i principi fondamentali della Costituzione per l’emergenza della pandemia, ed il Presidente del Consiglio Conte parla di illegittimità di alcuni provvedimenti regionali.

Pier Gavino Vacca

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