“La grande crisi che stiamo vivendo, dopo quella ancora in corso da oltre 10 anni (che ha decimato del 50% le micro, piccole e medie imprese) si coniuga col Coronavirus per proseguire nell’abbattimento di quel poco rimasto in attività”. Esordisce così in una nota il Il direttore di Confimprenditori Sardegna Gianfranco Seddone a proposito della crisi derivante dal lockdown causato dalle norme anti Covid-19 e dalla verità emersa dallo scoppio della pandemia: l’impreparazione del sistema sanitario a livello Nazionale e Regionale.
LA CRISI: “Una crisi, quest’ultima, dipesa dal Coronavirus, che ha trovato impreparato il sistema sanitario a livello Nazionale e Regionale con il personale sanitario privo degli indispensabili e imancabili D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuale) che hanno causato numerosi contagi sia all’interno che all’esterno delle strutture ospedaliere. Un’epidemia (poi qualificata come Pandemia) che ha avuto il potere di non portare esclusivamente lutti e dolori ma che sta affossando, in maniera continua e inarrestabile, la nostra già disastrata economia con l’imprenditoria ferma e immobilizzata per Decreto Ministeriale”.
I SOSTEGNI FINANZIARI STATALI: “Non possono soddisfare i promessi 600 euro a persona o famiglia né, ancor meno, i 25.000 euro promessi come prestito e non ancora erogati ad alcuno. Risorse, queste, non idonee a salvare una qualsiasi azienda che, per sopravvivere, dovrà indebitarsi così come dovrà (perché non potrà) non rispettare gli assunti impegni finanziari che, irrimediabilmente, porterà i responsabili aziendali all’attenzione del C.R.I.F (Centrale Rischi d’Intermediazione Finanziaria) con la conseguenza logica di essere esclusi dall’ottenimento di una qualsiasi, futura, richiesta di apertura di credito bancario”.
CAUSE E EFFETTI: “È intuitivo che se ci si trova in una tale situazione la colpa non è che da addebitare alle errate scelte politiche e, in primis, al Governo Regionale e, nella specie, all’Assessorato Regionale alla Sanità i cui responsabili hanno dato dimostrazione della assoluta assenza di quella presbiopia psicologica che mai deve difettare ai politici e a tutti quei manager preposti a livelli così importanti e delicati. Si pensi soltanto al fatto che l’accusa più grave mossa ai responsabili politici della Sanità Regionale è stata la mancata dotazione -al personale medico e sanitario- dei cosiddeti D.P.I. (Dispositivi di Protezione Individuale) la cui privazione ha prodotto contagi e morti. Eppure nelle aziende pubbliche e private il personale ispettivo deputato al controllo dell’ossevranza di tale imperativo categorico è demandato allo SPRESAL (Servizio per la Prevenzione e la Sicurezza degli Addetti al Lavoro) che, in caso di accertata inosservanza di tale norma legislativa, emette gravose sanzioni a carico dei responsabili arrivando persino alla chiusura del cantiere e al conseguente blocco dell’attività. Ma non tutti sanno che lo SPRESAL è un Servizio che dipende da ogni singola ASSL e, quindi, dall’Assessorato Regionale alla Sanità. Ed è ragionevole che detti Ispettori non possano intervenire e frugare in casa propria senza l’assenso del Responsabile del Servizio che, nella specie, dovrebbe rispondere al Direttore del Distretto che, a sua volta, risponderebbe al Direttore Generale dell’ATS (oggi Commissario) che, ancora, dovrebbe rispondere all’assessore Regionale! Per tale motivo ogni Presidio Ospedaliero e ogni ASSL va per proprio conto atteso che difetta il diretto e immediato controllo degli addetti allo SPRESAL. Una situazione degna proprio di Pirandello!”
“L’unico fattore – conclude Seddone – è quello di trovare il vero vaccino e, fino a quando questo non si avrà, tarderemo a ritornare alla nostra quotidianità”.
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