Ironia della sorte fa caldo. Un caldo da primavera inoltrata, un caldo che fa rimpiangere di dover stare a casa ma che lascia ben sperare poiché, dicono, che il caldo riduca la sussistenza del virus, il tanto temuto Covid-19.
I CONTROLLI – Nuoro vive l’emergenza in prima persona, subisce il primato del maggior numero di contagiati in Sardegna, ma vuole reagire. Sta a casa, tendenzialmente, come da prescrizioni. Prescrizioni scattate con l’estensione a tutto il territorio nazionale della Zona Rossa, un provvedimento che accomuna tutti nella medesima sorte, una sorte di cui ancora non riusciamo a intravvedere l’esito, e nemmeno a definire i contorni. Prescrizioni che le Forze dell’ordine, ogni giorno che passa – e siamo al quarto – applicano con sempre maggiore evidenza, come è giusto che sia.
«Verifichiamo che le attività rispettino il decreto, che quelle aperte rientrino tra quelle previste e che si rispettino gli orari. Al momento non stiamo riscontrando grossi problemi». Così due agenti della Polizia locale di servizio al corso Garibaldi. Li avevamo già incontrati, pochi minuti prima anche in altre zone della città.
Poco più avanti, alcuni agenti della Polizia di Stato verificano l’autocertificazione a donna che ha con se una busta con la spesa appena effettuata e, subito dopo, scambiano quattro chiacchiere con i colleghi di una Volante di ronda lungo l’antica Bia Majore, in sicurezza, protetti da guanti e mascherine.
GUANTI E MASCHERINE – Guanti e mascherine, due articoli oramai divenuti irreperibili ma di cui in tanti, con evidente lungimiranza, si sono premuniti di fare scorta. Tra le innumerevoli varietà intraviste in questi giorni, che spaziano da quelle verdine di uso chirurgico (in verità le più ricorrenti) a quelle più semplici da imbianchino (semplicemente antipolvere, frequenti anche nella variante con filtro colorato – che le fa tanto assomigliare a dei nasi canini), qualcuno ha scelto la variante che incorpora una sorta di estensione in plexiglass per la protezione degli occhi, molto ricercata e originale nella forma, bisogna riconoscerlo.
Chi non è stato altrettanto previdente, tenta di correre ai ripari proteggendosi con sciarpe o foulard. Non mancano, poi, quelli che pensano: «se devo morire, morirò da eroe» e vanno in giro a volto scoperto, sprezzanti del pericolo in agguato.
IL LAVORO – Tra gli esercenti, ogni giorno che passa il malumore e lo sconforto si fa più palpabile. Fatta eccezione per market, panifici, edicole, tabaccai e farmacie, tutte le altre attività o quasi hanno abbassato le saracinesche. Resiste qualche bar, ma la maggior parte ha scelto di chiudere. Si segnala a tal proposito, l’iniziativa lodevole di una nota esercente del gentil sesso che, prima di chiudere, ha scelto di donare a chi ne ha bisogno le derrate alimentari che aveva di scorta.
Aperti, almeno in pieno centro, gli ottici e i negozi di telefonia. Nelle zone semi periferiche, invece, continuano a tentare di sbarcare il lunario ferramenta, bricolage, gommisti, lavagisti e qualche meccanico. Al riparo dalle mura dei palazzi, da cui si avverte, oltre al vociare dei bambini (i veri eroi di questa situazione, anch’essi ormai insofferenti, per quanto rassegnati, alla segregazione forzata, e delle mamme, che faticano a tenerli a bada rischiando l’isteria), il rumoreggiare di muratori e artigiani, che continuano a lavorare anch’essi ma non si sa fino a quando.
C’è, poi, un’altra categoria di lavoratori, difficili da riconoscere in questo momento, quella dei dipendenti di aziende private sia del settore manifatturiero che del terziario i quali, in silenzio, si tormentano all’idea di ciò che attende loro e le proprie famiglie nel prossimo futuro.
LA GENTE – A dispetto delle numerose segnalazioni giunte in redazione, che raccontano di bar affollati e assembramenti di incoscienti ovunque, lo scenario che abbiamo incontrato di persona questa mattina è di ben altro tenore. Le persone in strada ci sono, è vero, ma non sono poi così tante; e iniziano farsi schive e a stare alla larga dagli sconosciuti.
A parte qualcuno evidentemente a passeggio, spesso giovanissimo, gli altri attendono il proprio turno davanti ai negozi o alle farmacie, sempre a debita distanza, e poi via, in gran fretta; si sbirciano i titoli dei giornali davanti alle edicole, per capire come è andata il giorno prima, o si legge la prima pagina di rientro a casa.
I CANI – Proliferano, poi, gli appassionati di cani, onnipresenti – si vocifera di cani portati in giro a ripetizione, a turno, dai vari componenti della famiglia dei suoi padroni, fino allo sfinimento…
IL DISSENSO – Iniziano ad apparire, infine, per le vie della città, messaggi di dissenso forti per come è stata amministrata la cosa pubblica fino ad oggi, quando i nodi stanno venendo al pettine e ci troviamo a pagare a caro prezzo le scelte dissennate fatte sulla sanità pubblica.
E siamo solo al quarto giorno.
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