Apartitici ma non apolitici. Le Sardine scendono in piazza anche a Nuoro

Salvatore

Apartitici ma non apolitici. Le Sardine scendono in piazza anche a Nuoro

sabato 28 Dicembre 2019 - 20:10
Apartitici ma non apolitici. Le Sardine scendono in piazza anche a Nuoro

L'incontro con le Sardine a Nuoro

Il movimento delle Sardine scende in piazza anche a Nuoro, a un mese e mezzo dalla propria nascita, per riaffermare alcune libertà fondamentali, come quella di espressione e di pensiero.

Il tam-tam è partito su Facebook con la pagina lanciata dal gruppo “Sardine Nuoro”. Dopo Cagliari, Sassari, Olbia e La Maddalena, nel capoluogo barbaricino, alle 19,00 di oggi, l’appuntamento era in pizza Sebastiano Satta, tra le note dei Modena City Ramblers e dei Kenze Neke.

Un pensiero che s’interroga, che riflette e che non si riconosce nell’immagine di un Paese intollerante e dedito alla chiusura. Apartitici ma con una forte affermazione antifascista, questa la spina dorsale che struttura il movimento e apre alla diversità di opinione.

«Siamo stanchi di una politica fatta di slogan – ha dichiarato uno degli organizzatori – perché fare politica, quella vera è occuparsi delle persone non strumentalizzarle. Siamo riuniti come sardine e il nostro è un grido di dissenso, perché la politica non è distante da noi, noi siamo la politica. L’indifferenza uccide e noi dobbiamo essere uniti contro lo stesso male, oggi come domani, e dobbiamo farci sentire. Sleghiamoci e non leghiamoci mai più».

L'incontro con le Sardine a Nuoro

L’incontro con le Sardine a Nuoro

«Sin da subito – racconta uno degli organizzatori, Giulio Murgia, 29 anni, laureando all’Università di Padova – abbiamo ricevuto moltissime adesioni sul social, molte di più di quando non ci aspettassimo. Sulla scia di tante città italiane abbiamo deciso di darci da fare anche qui a Nuoro, di far sentire la nostra voce: non è vero che i giovani sono disillusi e indifferenti. Noi non ci stiamo a questo modo di fare politica: abbassiamo i toni, gli insulti, il razzismo diffuso. La xenofobia si diffonde e si moltiplica enormemente attraverso il web – argomenta il giovane – e questo comporta che chi esprime una propria idea venga messo alla berlina, con insulti che mettono i brividi. Toni che spesso e volentieri sono usati anche dai politici che ci dovrebbero dare l’esempio».

Applausi, cori, libri raccolti in nome della cultura, con la C maiuscola, per essere donati. E ancora cartelli e striscioni. Uno su tutti: “La Sardegna si slega“.

«Il nostro messaggio è chiaro – spiega un altro manifestante, Marco Sulis, 26 anni, studente di Giurisprudenza – non siamo più indifferenti a questo linguaggio della destra sovranista, che disunisce e disprezza, questa è una politica autodistruttiva. Dobbiamo attivarci, informarci e preoccuparci di tutti. Abbandoniamo questo linguaggio becero che è inadeguato persino per una balera. Diano l’esempio prima di tutto i politici, noi non ci volgiamo sostituire a loro, ma vogliamo contribuire a portare idee a chi ci governa rivendicando toni degni di una società civile».

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